Processo Legnano, chi collaborava alle indagini «Veniva emarginato»

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LEGNANO – «Enrico Brabarese era inesperto». Non «Adeguato», ha incalzato il pubblico ministero Nadia Calcaterra. In aula oggi, lunedì 9 dicembre, è tornato davanti al giudice di Busto Daniela Frattini il processo che vede imputati l’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, il suo vice Maurizio Cozzi e l’ex assessore ai Lavori Pubblici Chiara Lazzarini. Uno dei punti nodali dell’accusa verte proprio su nomine pilotate da parte degli ex amministratori legnanesi relative a funzionari compiacenti e “amici” in seno ai Cda delle municipalizzate e non solo.

Chi collaborava era mobbizzato

Tra questi c’è Barbarese, indagato a sua volta, per il quale la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio. Fu lui a saldare a Flavio Arensi, altro indagato, una fattura da 30mila euro circa per non aver organizzato le tre mostre che avrebbe invece dovuto portare a Legnano. Il predecessore di Barbarese respinse, al contrario, la richiesta di anticipo (da 25mila euro) senza versare una delle vecchie lire al curatore. A confermare quanto meno «L’inesperienza» di Brabarese è stato oggi in aula Letterio Munafò, ex assessore al personale e ai servizi cimiteriali di Legnano. «Lui stesso – ha detto l’ex amministratore riferendosi a Barbarese – Mi disse di non essere istruito e di stare studiando per prepararsi». La dichiarazione viene letta dalla procura come a sostegno del castello accusatorio. E il carico da 90 ce lo ha messo Chiara Castelli ex responsabile amministrativo di Amga, che ha dichiarato di essere stata osteggiata e di fatto quasi mobbizzata, dopo aver collaborato con la finanza durante le indagini del 2017 sulla causa per falsa comunicazione sociale che ha visto tra i protagonisti Chiara Lazzarini.

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