Legnano, omicidio di ‘ndrangheta: una lettera anonima per depistare le indagini

busto tribunale

LEGNANO – Una lettera anonima recapitata ai carabinieri della compagnia di Legnano entra nel processo per l’omicidio di Cataldo Aloisio, consumato a Legnano il 27 settembre 2008, che vede alla sbarra, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Rossella Ferrazzi  Vincenzo RispoliSilvio FaraoVincenzo Farao e Francesco Cicino. Il contesto scandaglia le dinamiche interne alla locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate, al cui vertice gli inquirenti collocano proprio Rispoli, emanazione del clan cirotano Farao-Marincola.

Nessuna traccia sulla busta

Una lettera anonima che arriva all’attenzione della corte attraverso la testimonianza di Roberto Giuffrida, del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Milano, che 12 anni fa coordinò le perizie scientifiche correlate all’omicidio in cerca di tracce biologiche e impronte digitali. E la busta bianca nella quale era contenuta la lettera compare tra i reperti analizzati. Nessuna risposta è giunta dalla scienza e tuttavia alla lettera anonima oggi viene data una valenza completamente contraria a quella contestuale all’assassinio.

I tentativi di depistaggio

Il contenuto della missiva non può essere rivelato in aula. Gli scritti anonimi non possono essere acquisiti in un processo quali prove e dunque le parole vergate non saranno rese note. Tuttavia un precedente teste aveva già fatto riferimento al documento. All’epoca la principale ipotesi investigativa era che l’omicidio di Aloisio fosse maturato nello stesso contesto di quello di  Carmelo Novello, un altro presunto boss della malavita, crivellato di colpi in un bar di San Giorgio su Legnano il 14 luglio del 2008. Il quadro ricostruito dagli inquirenti oggi è del tutto diverso: la morte di Aloisio sarebbe collegata sì ad altro assassinio, ma non a quello di Novello bensì all’uccisione di Vincenzo Pirillo, avvenuto a Cirò Marina nell’agosto del 2007.

Sangue per mantenere il potere

Cirillo era, sempre stando agli inquirenti, il reggente del sodalizio criminale cirotano in assenza dei boss Silvio Farao e Cataldo Marincola. A disturbare in modo definitivo i vertici associativi sarebbe stata la gestione “creativa” che Pirillo ebbe della “bacinella”, ovvero della cassa comune del clan. Aloisio era il nipote di Pirillo. Secondo gli inquirenti Rispoli, Farao e Marincola lo uccisero temendo una vendetta. Aloisio, tra l’altro, pochi mesi prima di essere ucciso avrebbe fornito informazioni sulla consorteria ai carabinieri del nucleo investigativo di Crotone. Il corpo fu poi lasciato vicino al cimitero di San Giorgio su Legnano dove era sepolto Novello per creare un ulteriore collegamento. Alla luce di quanto ricostruito oggi la missiva anonima appare, lo ha detto un teste in una precedente udienza, come un tentativo di depistaggio. Con tutta una serie di dettagli si cercò di attribuire l’omicidio a una guerra tra clan rivali. Anziché, come invece si sostiene oggi in aula a Busto Arsizio, frutto di una strategia interna alla cosca per mantenere saldo il potere.

Aloisio Cataldo, omicidio di ‘ndrangheta a Legnano. Dopo 12 anni il processo

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