Aloisio Cataldo, omicidio di ‘ndrangheta a Legnano. Dopo 12 anni il processo

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LEGNANO – Quasi 12 anni dopo l’omicidio di Aloisio Cataldo si arriva al processo. Quattro imputati davanti alla Corte d’Assise di Busto presieduta da Renata Peragallo (Rossella Ferrazzi a latere) riunitasi oggi, martedì 11 febbraio, per la prima volta. Sono Vincenzo Rispoli, considerato il boss della locale Lonate-Legnano, Silvio Farao, Vincenzo Farao e Cataldo Marincola (tutti in collegamento video con l’aula come mostra la foto). Alla cosca cirotana dei Marao-Farincola era legata la locale ‘ndranghetista capeggiata da Rispoli.

Un quinto coinvolto

Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero della Dda di Milano Cecilia Vassena, Rispoli e Vincenzo Farao furono gli esecutori materiali dell’omicidio consumato il 27 settembre 2008 a Legnano. Gli altri due imputati furono i mandanti. Oggi, però, il pm ha chiesto e ottenuto la riunione di un quinti fascicolo al procedimento. Quello di Francesco Cicino, anche lui vecchia conoscenza della distrettuale antimafia di Milano, arrestato pochi giorni fa a Busto e accusato a sua volta di concorso nell’omicidio di Cataldo. La riunione dei due fascicoli ha fatto sì che l’udienza venisse rinviata al prossimo 7 aprile.

Gli equilibri della cosca

Stando a quanto accertato dagli inquirenti l’omicidio di Cataldo, così come quello di Vincenzo Pirillo, il 5 agosto di 2007 a Cirò Marina, erano mirati al mantenimento degli equilibri della cosca. L’esecuzione dell’omicidio legnanese fu affidata, secondo gli inquirenti, al capo della locale di Lonate Pozzolo Vincenzo Rispoli il cui braccio destro Emanuele De Castro, boss di Lonate, è già a processo per associazione a delinquere di stampo mafioso:  le due locali di ‘ndrangheta di Cirò e Legnano sarebbero state strettamente collegate e avrebbero operato in stretta sinergia. L’omicidio di Cataldo Aloisi – nipote di Pirillo – fu deciso da Silvio Farao e Cataldo Marincola e eseguito da Vincenzo Rispoli e Silvio Farao per il timore di una sua vendetta, che avrebbe inevitabilmente destabilizzato gli equilibri dell’associazione mafiosa.

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