Processo Legnano: «Tutte provate le accuse per Fratus, Cozzi e Lazzarini»

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LEGNANO – «Il reato di corruzione elettorale descritto nel capo di imputazione è provato. La prova dell’accordo illecito – voto in cambio di una qualche utilità – risiede nelle intercettazioni in cui la Lazzarini spiega, in termini inequivocabili ed identicamente a Munafò, Campiglio e Cozzi, che la nomina della Guidi rappresentava l’adempimento della promessa fatta da Fratus per avere l’appoggio elettorale di Guidi al ballottaggio». Sono 88 le pagine depositate oggi, mercoledì 20 maggio, con le quali il giudice del tribunale di Busto Daniela Frattini motiva la condanna in primo grado dell’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus (2 anni e 2 mesi), dell’ex vicesindaco Maurizio Cozzi (2 anni) e dell’ex assessore ai lavori pubblici Chiara Lazzarini (1 anni e 3 mesi) confermando di fatto in modo ampio l’impianto accusatorio del pubblico ministero Nadia Calcaterra che ha coordinato l’inchiesta Piazza Pulita culminata negli arresti dei tre ex amministratori il 16 maggio 2019.

Il posto alla Guidi era un debito di Fratus

Nelle motivazioni il giudice estensore cita un’intercettazione precisa dove Lazzarini spiega: «La figlia di Guidi era un prezzo che doveva pagare Gianbattista per la…per la campagna…per il ballottaggio…Poi ci è andata di c…, perché adesso la Martina è nostra, però, era un impegno che aveva preso lui». Questo specifico capo di imputazione (voti da parte di Luciano Guidi, candidato della lista civica Alleanza Popolare andati a Fratus al ballottaggio in cambio di un posto per la figlia Martina) riguarda il solo ex sindaco.

Nomine pilotate e «Short list»

I tre ex amministratori legnanesi erano accusati anche di aver pilotato la nomina del direttore generale del Comune e quello del direttore di Amga, società municipalizzata legnanese, oltre ad aver modificato il bando per la nomina di un commercialista in Euro.Pa., altra società partecipata dal Comune di Legnano e di aver  cucito un bando su misura per il curatore d’arte Flavio Arensi (da quest’ultimo capo di imputazione Lazzarini è stata assolta come richiesto anche dal pm). Il giudice descrive gli accordi non leciti per l’individuazione dei candidati sui quali calibrare i bandi prima che i bandi fossero resi pubblici. Parla addirittura di «Short list» ridotte a soli due nomi papabili da destinare a un preciso ruolo con requisiti richiesti tagliati su misura sui prescelti. Prescelti individuati più per vicinanza politica all’allora amministrazione cittadina che per superiorità di credenziali rispetto ad altri eventuali candidati. Il giudice cita anche la sentenza della Corte D’Appello di Milano «che ha qualificato come gara la procedura di conferimento di un incarico professionale ad una ex collaboratrice di Roberto Maroni da parte dell’ente regionale Eupolis, confermando la sussistenza del reato contestato».

Cozzi e Fontana due casi diversi

E ancora c’è un passaggio preciso che riprende le parole dell’avvocato Cesare Cicorella, difensore di Cozzi, che nella discussione finale aveva asserito: «Cozzi va assolto, come il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana è stato archiviato in relazione all’inchiesta Mensa dei Poveri». Scrive il giudice estensore: «E’ interessante esaminare, alla luce di tale profilo, come la richiesta di archiviazione della posizione del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, per il conferimento dell’incarico di componente del nucleo valutativo degli investimenti pubblici, da ultimo prodotta dalla difesa Cozzi, è motivata anche e soprattutto in relazione all’assenza, nel relativo avviso pubblico, di tali preesistenti criteri di valutazione – per altro deve osservarsi come si tratti, in quel caso, di una nomina di piena ed esclusiva competenza della giunta, dunque in concreto configurata come di natura politica – conformemente alla decisione della Corte di Cassazione, sempre invocata dalle difese, in cui oggetto di disamina era un avviso che indicava che la scelta “sarebbe stata fatta” con giudizio di idoneità, adeguatezza e comparazione, nonché nel rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento e trasparenza”… creandosi pertanto un “sistema incentrato sulla mancanza di precisi criteri di selezione e sostanzialmente rimesso alla valutazione fiduciaria dell’organo competente”, cosa assai diversa dal caso qui in esame». Motivazioni sulla base delle quali, come hanno annunciato i difensori subito dopo le condanne in primo grado, saranno costruiti i ricorsi in Appello. E non è escluso che sulla pena possa ricorrere in Appello anche la procura. Nel frattempo proseguono gli altri filoni di indagine.

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