Processo Legnano, in aula Grimoldi e Malanchini: «I voti di Guidi non servivano»

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LEGNANO – «I voti di Guidi non furono decisivi per la vittoria di Fratus». In aula ieri, lunedì 3 febbraio, sono stati chiamati a testimoniare Paolo Grimoldi (nella foto), segretario nazionale della Lega Nord e parlamentare del Carroccio, e Giovanni Malanchini, responsabile nazionale degli enti locali della Lega Lombarda. Ed è stato proprio Malanchini, incalzato dal pubblico ministero Nadia Calcaterra e dalle difese, ad asserire che i voti di Luciano Guidi, candidato sindaco della lista civica Alleanza Popolare, non avrebbero in ogni caso spostato l’esito elettorale che avrebbe visto comunque Fratus vincente.

Disciplina di partito

Gianbattista Fratus, ex sindaco di Legnano, siede oggi al banco degli imputati insieme all’ex vice sindaco Maurizio Cozzi e all’ex assessore ai Lavori Pubblici Chiara Lazzarini. Sono accusati di turbativa di gara. Il solo Fratus è accusato di aver concesso un posto alla figlia di un candidato alle passate amministrative in cambio del suo pacchetto di voti al ballottaggio. La figlia di Guidi, Martina, ha poi di fatto avuto un posto in Ala. «Le alleanze al primo e secondo turno elettorale – ha precisato Malanchini – Dovevano rispettare la base politica che in quel momento sosteneva la Regione. Questo è stato deciso durante il consiglio nazionale del partito». Grimoldi non ha escluso eventuali «Accordi personali» riferendosi a Fratus. E ha sottolineato come si stesse «corteggiando», all’epoca delle ultime amministrative legnanesi, attraverso contatti con «Paolo Alli, parlamentare del Nuovo Centro Destra». Per i due super testi, dunque, nulla di illecito è stato commesso. Quanto meno non dal partito. Con Malanchini che ha, appunto, sottolineato in più occasioni come i voti di Guidi non sarebbero stati determinanti per la vittoria di Fratus.

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