Libera scuola in libero Stato

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Luigi Patrini

di Luigi Patrini

Il 13 febbraio si è tenuto presso il Senato un importante convegno sulla libertà della scuola in Italia. Un vero successo, a quanto pare, perché vi hanno preso parte esponenti di diverse forze politiche e, finalmente, qualcosa “forse” comincerà a muoversi nella direzione auspicata, cioè nella prospettiva di dare concreta attuazione alla Legge sulla parità scolastica (L.62/2000), che istituiva un sistema scolastico nazionale che poneva sullo stesso piano le scuole statali e le scuole “libere”, attualmente frequentate – nei vari livelli – da quasi un milione di alunni. Il “forse” è d’obbligo perché l’opposizione ideologica ad una parità effettiva tra scuole statali e scuole non statali è sempre forte e, nonostante le promesse, i vari governi che si sono succeduti alla guida del Paese non hanno mai dato vera attuazione ad una norma approvata 20 anni fa dal governo presieduto da D’Alema.

La questione di fondo è quella finanziaria, perché non si sono mai create le condizioni per una reale parità di condizioni per le famiglie italiane. Attualmente le scuole non statali ricevono dallo Stato – quasi sempre con grande ritardo – una cifra esigua di circa 500 euro per alunno, facendo gravare sulle famiglie cifre che variano da tre a sei/sette mila euro all’anno. In tal modo – come sostiene suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e da anni impegnata per questa importante causa di libertà, civiltà e pluralismo – si realizza una sorta di sussidiarietà alla rovescia, che vede le famiglie finanziare lo Stato italiano con le tasse prima e con la retta poi! Il “senza oneri per lo Stato” è divenuto chiaramente un “con benefici e onori per lo Stato”, ci dice, perché le scuole non statali fanno risparmiare allo Stato non meno di sette/otto miliardi di euro ogni anno!

Suor Monia, con altri esperti, da anni propone l’introduzione di un sistema di finanziamento basato sul costo standard di sostenibilità per allievo, l’unica soluzione per ridare slancio, innovazione, qualità, inclusione, sana competizione e libertà di scelta vera agli studenti e alle famiglie, nonché per preservare un importante pluralismo educativo, che è sempre positivo. In sostanza si tratta di stabilire con precisione il costo standard che chi gestisce i vari ordini di scuola (materna, primaria, secondaria di primo e di secondo grado) deve sostenere per ogni alunno e decidere di finanziare con la cifra indicata le famiglie degli alunni, consentendo loro di fare finalmente una scelta libera; libera non teoricamente, ma libera nella realtà dei fatti, perché sarebbe la famiglia a decidere a quale scuola dare quei soldi, se alla scuola statale o a quella libera.

In tal modo il pregiudizio ideologico non avrebbe più ragion d’essere perché le famiglie sceglierebbero liberamente la scuola che ritengono più coerente con le loro scelte educative. Questa proposta dei costi standard toglie ogni alibi alle Istituzioni: esse non possono più inventare argomentazioni che le legittimano all’inerzia. Non ci sarebbe più spazio per rispondere con slogan del tipo “senza oneri per lo stato”, “la scuola privata dei ricchi per i ricchi”, “la scuola confessionale” e sciocchezze simili. Con questa scelta non-ideologica il mondo politico, i sindacati e le associazioni si trovano davanti cittadini che, rifuggendo dalla confusione e dalla divisione della guerra tra poveri, domandano chiaramente che, come avviene in tutta Europa, anche in Italia i genitori possano scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria a costo zero. Basta con la discriminazione che vede il ricco scegliere e il povero accontentarsi! Basta con la discriminazione che vede emarginata la famiglia meno abbiente!

Titolo e sottotitolo del convegno erano chiarissimi: “Libera scuola in libero Stato: il diritto alla libertà di scelta educativa è un principio sancito nel diritto nazionale e internazionale”. Obiettivo dichiarato del convegno era dare la più ampia convergenza politica-associativa-popolare rispetto alle soluzioni da attuare per garantire ai cittadini il diritto al pluralismo educativo, cercando le risposte concrete da dare a chi si sta impegnando per garantire la scelta a tutte le famiglie. Buon segno la presenza al convegno di numerosi senatori e onorevoli di tutti gli schieramenti politici: gli onorevoli Valentina Aprea e Paola Frassinetti e i senatori Sandra Lonardo, Mario Pittoni, Lucio Malan, Andrea Cangini, Roberta Toffanin, Renato Schifani, Simona Malpezzi, Paola Binetti, Giuseppe Moles. Presenti anche le associazioni sindacali, rappresentate da Luigi Sepiacci (Aninsei) e Padre Cicimarra (Agidae), e le associazioni dei genitori, con Maria Grazia Nasazzi Colombo (Forum associazioni familiari), Rosaria D’Anna (AGE) e Giancarlo Frare (AGESC). Presenti al seminario di studio e di discussione anche la sottosegretaria del Governo Conte Simona Malpezzi e l’ex Ministro dell’Istruzione Sen. Valeria Fedeli, che ha auspicato ancora una volta la riattivazione del tavolo tecnico ministeriale sul costo standard, da lei per la prima volta istituito e poi abbandonato dai governi successivi.

L’evento costituisce il primo di una serie di approfondimenti che si terranno anche in sede locale. La posta in gioco è alta e merita riflessioni serie, innovative e di qualità per il bene della scuola tutta e dei ragazzi, che sono il vero investimento importante per il futuro del Paese e di tutti noi. Per una scuola di eccellenza per tutti, plurale e maestra di inclusione e libertà vera.

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