L’abbraccio di Lonate a Rosetta: «Ti ringraziamo e ti chiediamo perdono»

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LONATE POZZOLO – Ben prima delle 10 di oggi, martedì 6 luglio, i lonatesi hanno iniziato ad arrivare nella chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio per l’ultimo saluto a Rosetta Verrillo, 57 anni, investita e uccisa poco dopo le 22 di giovedì primo luglio in viale Ticino. Mamma Teresa sedeva all’esterno della chiesa: «La mia Rosetta non doveva morire così. Non doveva morire massacrata». Queste le strazianti parole della madre, con accanto Barbara, sorella di Rosetta, alla quale l’intera comunità si è stretta quasi a volerla sorreggere nel momento più buio.

Percorreva le strade di Lonate senza timore

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Quello compiuto oggi è stato «Il settimo gesto: seppellire i morti», ha detto don Gianbattista Inzoli, parroco di Lonate, nell’omelia ringraziando la famiglia di Rosetta per aver «Acconsentito a questo momento di preghiera e raccoglimento per Rosetta». La famiglia della 57enne ha abbracciato il credo dei Testimoni di Geova. Rosetta, però, ha sempre frequentato la chiesa: «Sempre – ha detto il parroco – Dagli anni luminosi dell’infanzia a quelli dell’adolescenza. Dal momento del lutto (per aver perso il padre amatissimo) sino agli ultimi anni, quelli della fragilità, dalla malattia». Rosy a Lonate era nota come “la poetessa”. Una donna fragile, appunto, chiusa nel suo mondo (ancora di più dopo il lockdown) di una vivissima intelligenza. Viveva con la madre ma negli anni ha macinato centinaia di chilometri «Percorrendo le strade di Lonate senza timore. In questa chiesa ci è entrata sempre: spesso all’alba, tante volte la sera tardi. Si confessava, seguiva i funerali. Tutto la conoscevamo».

Ti ringraziamo e ti chiediamo perdono

Don Gianbattista cita il Vangelo: «Mi avete dato da bere quando avevo sete, cibo quando ero affamato, quando ero carcerato siete venuti a trovarmi. Perché ogni volta che avete fatto questo a un vostro fratello più piccolo, lo avete fatto a me. E ogni volta che non lo avete fatto, non lo avete fatto a me». E il parroco spiega «Da lonatesi dobbiamo ringraziare Rosetta, perché nella fragilità ci ha teso la mano permettendoci di vivere questa pagina del Vangelo. Anche soltanto offrendole una bottiglia d’acqua o un caffè. Il Signore dice: lo avete fatto a me. E questi gesti non saranno mai dimenticati. Come non saranno mai dimenticati i gesti contrari: la cattiveria, l’emarginazione la non considerazione. Se questo è avvenuto allora a Rosetta dobbiamo chiedere anche perdono».

Il lungo addio di Lonate a Rosetta. Indagato il 21enne che l’ha investita

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