L’open day delle scuole è su Zoom: al Bertacchi di Busto si guarda al dopo Covid

BUSTO ARSIZIO – «Il rientro a scuola di tutti gli studenti? Sono la persona più felice al mondo. Ma stiamo già pensando a come sarà la scuola dopo il Covid». A rivelarlo è Fabiana Ginesi, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Bertacchi di Sant’Edoardo, che raggruppa una scuola “media” (la Bellotti, dove c’è anche il corso a indirizzo musicale) e tre primarie (Moro, Bertacchi e Pieve di Cadore). E che per il 2 e 3 dicembre ha messo in agenda due serate di Open Day “a distanza” sulla piattaforma Zoom per i genitori che si apprestano a compiere la scelta di orientamento per i propri ragazzi, con la vicesindaco di Busto Arsizio Manuela Maffioli, originaria del quartiere, come “testimonial” d’eccezione per l’istituto.

Le competenze chiave

«Non riusciremo a far respirare aria di scuola reale ma dobbiamo mimarla» ammette la “preside”, che è al suo primo anno all’istituto Bertacchi. «Con i ragazzi in alternanza dell’istituto Falcone di Gallarate abbiamo realizzato dei video che rappresentano la vita delle nostre scuole». Sono tre le dimensioni su cui si svilupperà il piano formativo dell’istituto: «Il digitale, l’inglese e – e questa è una scelta speciale rispetto ad altre offerte sul territorio – la competenza comunicativa» rivela Fabiana Ginesi. «Per guardare al futuro – precisa – vogliamo che i nostri bambini e ragazzi siano preparati con una serie di competenze flessibili e riaggiornabili, perché il successo formativo oggi è diverso da quello che intendevamo anche solo qualche anno fa».

Digitale, inglese e comunicazione

Lavorare sul digitale significa coding, robotica educativa e realtà aumentata, ma anche classi 3.0, con la Lim in tutte le classi e uso quotidiano dei device in classe, e didattica integrata e a distanza anche al di fuori della pandemia. L’inglese, sin dalla primaria, prevede un approccio concreto e ludico, che diventa sempre più formale dalla terza elementare fino a misurarsi con le certificazioni nella secondaria, e un progetto “Compass” che «vuol essere una bussola linguistica per orientarsi efficacemente». La novità della competenza comunicativa, «la capacità di comunicare il pensiero e saperlo argomentare», si concretizza, nella primaria, in attività che coinvolgeranno psicomotricità e teatralità, intesa come gestione dell’improvvisazione del corpo, mentre nelle medie utilizzando debate e public speaking, con un progetto di “peer education” con gli studenti in alternanza dell’ITE Tosi, che sul tema «è all’avanguardia».

La filiera educativa

Collaborazioni che, sottolinea la dirigente scolastica, sono indice di un istituto «non autoreferenziale ma aperto alle scuole del territorio». In un’ottica di continuità di «filiera educativa», che abbraccia i diversi plessi dell’istituto (gli esempi sono la “merenda con l’arte” sulla piattaforma Teams tra i bambini di quinta elementare e i ragazzi delle medie, coordinata dalla prof. Marcellino, e i giochi matematici “Ipazia” con l’università Bocconi, con le prof. Giallongo e Bonisolo) ma va anche al di là del perimetro dell’istituto, come dimostrano anche i momenti d’incontro con la scuola d’infanzia di Sant’Edoardo, fisicamente vicina ma non facente parte dell’Istituto comprensivo.

L’ombra del Covid

Gli open day arrivano proprio nella settimana in cui tutti e 900 gli studenti dell’istituto Bertacchi rientrano in classe, anche le seconde e terze medie che in zona rossa facevano lezione a distanza. «Abbiamo avuto pochissime quarantene e abbiamo sempre attivato la didattica a distanza, in un clima di grande collaborazione con le famiglie – rimarca Fabiana Ginesi – abbiamo riprogrammato le attività senza perdere di vista la didattica sperimentale che rende la scuola con la S maiuscola». Il Covid ha influito sui programmi futuri? «Pochissimo – ammette la dirigente – l’idea è di fare stare bene i ragazzi, perché senza serenità e relazione non c’è apprendimento. La caratteristica è che la nostra è una scuola costruita a misura di ragazzo. Ci impegniamo con la voglia di guardare al dopo Covid e costruire quello che è necessario: non dobbiamo pensarla come la scuola di prima della pandemia. Dobbiamo essere pronti, ci siamo ripreparati e ci stiamo riorganizzando».

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