Un auditorium a Busto? Inutile e costoso

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Egregio Direttore,
ho recentemente assistito alla presentazione dell’Ass.re Maffioli circa il progetto di Auditurium nell’area ex-Borri.
La prima domanda che mi sono posto è stata perché presentare un progetto così ambizioso e di notevole rilevanza su di una piattaforma o gazebo virtuale che dir si voglia, di partito? Forse per il timore di domande o di obiezioni scomode da parte dei giornalisti o dei cittadini? In certi casi le restrizioni Covid forse vengono comode!

Allora mi permetto , tramite la sua cortesia, di provare a fare io alcune obiezioni; poche, non esaustive ma indicative.
Ad esempio:
uno dei costi principali di un auditorium (inteso non solo come luogo in cui si ascolta la musica ma dove la si produce) è il personale. Aprire una sala, controllare che gli strumenti siano accordati (già, non è che puoi lasciarli accordare da chi li prende in affitto se non vuoi ritrovarti a cambiare corde e ponticelli ogni 3×2 oppure non puoi pensare di affittare un pianoforte scordato per 500 euro/giorno, perché questo è il prezzo), accendere la strumentazione (microfoni, mixer, amplificatori), regolarla, tenerla regolata mentre è in uso, spegnerla (anche questa non è un’operazione che può fare chiunque) e mettere il tutto in condizioni di essere utilizzato la volta successiva.

tutti i negozi di articoli musicali sono in seria difficoltà e lo erano anche prima della pandemia. Nel 2017 ho contattato alcuni negozi di Busto Arsizio e dintorni (uno anche ad Arona). Avevamo un pianoforte in perfette condizioni e dovendo cambiare casa, non avendo più lo spazio, volevamo quindi venderlo. Mi è stato chiesto un contributo per il trasporto casa/negozio e l’avrebbero tenuto in conto vendita. L’alternativa era che si sarebbero accollati le spese di trasporto, ma che glielo dovevamo lasciare praticamente gratis.

Pensa davvero l’ass,re Maffioli che il negozio musicale ed una caffetteria possano coprire i costi di gestione di un Auditorium? Ho il timore che la grande idea (affascinante per chiunque ami la musica) diventi un vero macigno per le casse comunali dei futuri decenni.

Detto ciò, mi è andato di traverso anche la leggerezza, se si vuole la superficialità, con la quale si sono fatte alcune affermazioni durante la presentazione.
Dire che la cultura:
– ha fame di spazi
– deve essere intesa come volano di sviluppo
– è un’industria che produce P.I.L.
è di una ovvietà disarmante ma anche molto strumentale e superficiale.

Penso che per giungere alla definizione di un tale progetto sarebbe stata almeno necessaria la volontà di discuterne, sentire altri pareri, proposte. Al contrario pare sia stato fatto tutto nelle segrete stanze, all’oscuro di molti amministratori, sperabile (anche se preoccupante) non del Sindaco.

L’unica fame che ho visto in questa presentazione è la fame di visibilità e sarebbe il caso di ricordare a questa signora che la cultura è tutto fuorchè supponenza e superficialità

Giacomo Remondina

busto auditorium borri maffioli – MALPENSA24