Hostess molestata a Malpensa. L’imputato: “Falso. Sono vittima di vendetta sindacale”

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MALPENSA – «E’ tutto falso». Lo ha ribadito più volte nel corso dell’esame reso oggi, mercoledì 17 novembre, davanti al collegio del tribunale di Busto Arsizio presieduto da Nicoletta Guerrero, l’ex sindacalista Fit Cisl di Malpensa e assistente di volo (oggi in cassa integrazione a zero ore «Dopo la vicenda strumentalizzata dai media») accusato di aver palpeggiato una hostess che a lui si era rivolto per una causa per discriminazione nei confronti di una compagnia aerea.

Tutto falso nessuna molestia

Il sindacalista ha ripercorso quel 12 marzo 2018 quando, poco dopo le 18, ha incontrato l’assistente di volo nella sede della Cisl di Malpensa a quell’ora deserta. La vittima ha denunciato che in quell’occasione il 46enne le avrebbe appoggiato le mani sulle spalle, poi l’avrebbe baciata sul collo, quindi l’avrebbe palpeggiata al seno e alle parti intime. «Non è mai accaduto», ha spiegato l’imputato mettendo in fila una serie di circostanze. La prima: «E’ stata lei a chiedere con insistenza quell’incontro per parlare della sua causa». La seconda, che invece riguarda l’orario che potrebbe apparire come “studiato” per restare solo con la hostess. «Non fissai io l’appuntamento alle 18 – ha spiegato l’ex rappresentante Fit Cisl – Era una giornata piena: le dissi che avremmo potuto incontrarci o in pausa pranzo oppure verso le 17 orario in cui prevedevo la fine di un’assemblea fissata nel pomeriggio». Il riscontro viene dai messaggi. Così come anche il seguito: «La informai, scusandomi, che ero in ritardo. Le dissi anche di non stare ad aspettarmi; avremmo fissato un nuovo appuntamento. Fu lei a decidere di attendere».

Gli orari dell’incontro

Altra puntualizzazione riguarda, così come denunciato dalla vittima, la porta dell’ufficio che sarebbe stata chiusa a chiave. Secondo l’imputato «Ad un certo punto, durante l’incontro, sentii un rumore e aprii la porta e sia io che la parte offesa vedemmo la signora delle pulizie al lavoro». La ricostruzione dell’ex sindacalista si oppone a quella della vittima: «Ci siamo incontrati, abbiamo parlato per circa un’ora, un’ora e mezza della causa – ha detto l’imputato – Abbiamo letto insieme verbali e documenti. Le ho detto che meglio sarebbe stato transare. Che, in conseguenza delle note negative ricevute, sarebbe altrimenti stata una causa persa, cosa che mi hanno riferito si è verificata». Secondo l’ex sindacalista l’assistente di volo era «Molto provata e scossa. Le ho appoggiato le mani sulle spalle in un gesto consolatorio, come per dire vedrai che troviamo una soluzione. Quindi siamo usciti, abbiamo parlato per altri 5 o 10 minuti e ognuno è rincasato». L’avvocato Roberto Donetti, difensore di Meola, ha prodotto il pagamento del casello autostradale che comprova come l’ex sindacalista partito da Malpensa è uscito alla barriera nord Milano alle 20.01. «Da Google Maps – ha aggiunto il legale – produco anche il tempo di percorrenza: 229 minuti».

Altre due donne lo accusano

Prima dell’ex sindacalista sono state sentite, quali teste d’accusa e di parte civile, altre due assistenti di linea, anche loro attive in altri sindacati (Fit Cgil la prima, dove anche Meola ha militato prima del passaggio in Cisl, mentre la seconda, norvegese, in un sindacato in patria) che a loro volta hanno spiegato di essere state sessualmente aggredite da Meola. La prima, più volte ripresa dal presidente del collegio per commenti non pertinenti in risposta alle domande delle parti, sarebbe stata palpeggiata su un volo Roma-Milano. La seconda sarebbe stata seguita in bagno e toccata durante un meeting a Bruxelles. Nessuna delle due ha sporto denuncia, entrambe hanno segnalato al sindacato l’accaduto. L’avvocato Donetti, anche a fronte del sospetto che vi fossero comunicazioni tra i presenti in aula e i testi in attesa, ha più volte ribadito di voler andare a fondo nell’accertare la credibilità delle testi e della parte civile.

Vittima di vendetta sindacale

Sul perché diverse donne lo accusassero ingiustamente di molestie sessuali, domanda alla quale era pronta la corte ma che è stata anticipata dal pubblico ministero Stefania Brusa, Meola ha risposto di essere «Vittima di una vendetta per vicende sindacali». L’ex sindacalista ha citato la trasmissione Tv Le Iene in relazione «all’accordo sindacale sottoscritto dalla sola Fit Cisl con Ryanair. Dalla Cgil mi dimisi, non venni mai espulso, insieme ad altri dirigenti per un intervenuto disaccordo con la linea dei vertici nazionali. Le mie dimissioni in Fit Cisl vennero da un ricatto di cui fui vittima. Io ero pronto a difendermi non avendo fatto nulla. Mi fu detto che la Cisl cade sempre in piedi e io avrei dovuto sostenere da solo i costi di un processo a Bruxelles. Mi fu detto che qualcuno aveva riferito di una registrazione delle presunte molestie. Registrazione mai esibita in nessuna sede. Non ho fatto niente. E’ tutto falso. Sono vittima di una vendetta sindacale».

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