Anche con Ita si lascia Malpensa e il mercato più redditizio agli stranieri

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In questi ultimi giorni quasi tutti i giornali, telegiornali, semplici cittadini ed esperti di aviazione piangono la scomparsa di Alitalia dopo 75 anni di “onorato servizio”.

La compagnia aerea che ha bruciato secondo un recente articolo de il Sole 24 Ore oltre 13 miliardi di Euro dei contribuenti Italiani.

La newco Ita Airways promette discontinuità sia per poter sopravvivere alle sfide del mercato sia perché imposta dalla Commissione Europea ma nel frattempo ha già speso 90 milioni per comprarsi il marchio Alitalia (che lascerà nel cassetto) e ha virtualmente ipotecato tutta la liquidità per acquistare i  28 nuovi Airbus (annuncio di poche settimane fa) che verosimilmente saranno però presi in leasing come gli ulteriori 31 previsti dal contratto di noleggio con Air Lease Corporation.

I veri elementi di cambiamento rispetto ad Alitalia sono proprio il dimezzamento della flotta (che verrà appunto rinnovata nei prossimi anni) e la ripartenza con solo 2800 dipendenti scelti in parte dal vecchio vettore e dall’enorme disponibilità di personale navigante disponibile sul mercato del lavoro (leggasi dipendenti ex Air Italy, ex Blue Panorama, ex Ernest, etc…).

Per molti dipendenti si è aperta così la strada della cassa integrazione, a questi lavoratori auguriamo  che possano trovare presto una nuova occupazione.  Va altresì ricordato che la Cigs sarà per loro molto più generosa rispetto ai comuni lavoratori di qualsiasi altra azienda privata.

Il piano industriale di Ita Airways è un “copia incolla” di quelli già visti negli ultimi 10 anni, punterà sul hub di Roma Fiumicino e inizialmente ancor più sull’aeroporto di Milano Linate dove gli slot contingentati devono essere utilizzati almeno all’80% per non rischiare di perderli a favore dei concorrenti.

Proprio questo punto farà sì che sullo scalo milanese ci saranno tantissimi voli, in buona parte semivuoti e operati con aerei di medie dimensioni, col rischio di fare un bagno di sangue nelle casse aziendali, ma tanto i soldi li mette ancora lo Stato.

Tutti i voli partono o arrivano negli scali di Linate o Fiumicino, non ci sono quindi voli da altri aeroporti nazionali su altri aeroporti nazionali o internazionali: molti italiani voleranno quindi come “polli in batteria”, caro presidente Altavilla, non solo per scelta ma anche per necessità.

Nessun volo è programmato dallo scalo di Orio (Bergamo) e nessun volo è schedulato dallo scalo di Malpensa (rispettivamente terzo e secondo aeroporto per numero di passeggeri in Italia). I milanesi e i lombardi voleranno così sulle tratte di lungo raggio con vettori stranieri, anche stavolta la compagnia aerea lascia il mercato più redditizio nelle mani dei concorrenti. Come se non bastasse non si hanno notizie di voli cargo, un altro segmento che mai come in questi ultimi 18 mesi è andato per la maggiore e – non a caso – molti vettori continuano a imbarcare merce su aeromobili passeggeri proprio per sfruttare al massimo le possibilità della flotta.

Con queste premesse è difficile credere a un rilancio del vettore italiano senza iniettare ulteriore denaro pubblico nei prossimi anni a meno che nel giro di 12/18 mesi non trovi un serio accordo commerciale e finanziario con un partner europeo.

In bocca al lupo Ita Airways.

Associazione AeroportiLombardi

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