Mascherine irregolari, Pivetti perde anche in Cassazione. I soldi restano congelati

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MALPENSA – La Corte di Cassazione ha messo la parola fine ai tentativi di Irene Pivetti di vedersi dissequestrare le presunte mascherine non conformi importate dalla Cina durante la prima ondata Covid (ad inizio marzo 2020 quando i dispositivi erano praticamente introvabili anche per gli operatori sanitari) e il milione 200 mila euro al quale il pubblico ministero di Busto Arsizio Ciro Vittorio Caramore ha messo “i sigilli” con un sequestro preventivo.

Avrebbe incassato 23 milioni

L’inchiesta bustocca avoca per competenza territoriale le inchieste aperte anche dagli uffici giudiziari di Milano, Siracusa e Savona. Il primo sequestro di dispositivi di protezione individuale è infatti avvenuto a Malpensa. Secondo l’accusa la ex presidente della Camera all’epoca in quota Lega, in qualità di amministratore unico della Only Italy Logistics Srl, avrebbe incassato 23 milioni di euro per la vendita di 10 milioni di mascherine Ffp2 (destinate ad ospedali ed operatori) alla Protezione Civile, ma quei dispositivi «non rispondevano alle caratteristiche minime pattuite».

Riesame e Cassazione

Pivetti è accusata di frode nell’esercizio del commercio e frode in pubblica fornitura. Il pubblico ministero Caramore non aveva avuto dubbi sulla strada da intraprendere una volta ricevuta la consulenza tecnica richiesta alla società di certificazione milanese Italcert disponendo il sequestro preventivo di un conto corrente alla banca Sella Patrimoni, aperto in una filiale romana. Contro quel sequestro la difesa della ex presidente della Camera, condotta da Mirko Palumbo, si era rivolta in prima istanza al Gip. Quindi, fallito il primo tentativo, ha fatto ricorso al tribunale del Riesame di Varese vedendosi rigettare l’istanza di dissequestro. La pietra tombale sulla questione l’ha quindi messa la Massima Corte confermando il sequestro preventivo di soldi e merce.

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