Maroni: “Roma blocca l’autonomia? I lombardi scendano in piazza”

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VARESE – «Il 28 febbraio 2018 io, Luca Zaia e Stefano Bonaccini abbiamo firmato con il governo Gentiloni uno storico accordo sull’autonomia. Da allora ci sono stati sviluppi? Nulla di significativo. Temo anzi che si voglia mantenere lo status quo. Non si è disposti a cambiare. Il tema stesso dell’autonomia è sparito dall’agenda politica come dai radar dell’informazione: si parla di TAV, di reddito di cittadinanza, di vaccini, di migranti, di spread. Mai di autonomia».

A Varese la presentazione del suo libro

Roberto Maroni ha scelto Varese per la prima presentazione ufficiale del suo nuovo libro “Il rito Ambrosiano – per una politica della concretezza” (Rizzoli). L’ex presidente di Regione Lombardia interviene martedì 6 novembre in Sala Campiotti – all’interno della sede di piazza Monte Grappa della Camera di Commercio, alle 21 -; un’occasione importante per ascoltare le analisi dell’ex ministro dell’Interno, ma soprattutto uno dei leader storici della Lega. L’iniziativa si inserisce negli incontri preparativi alla settima edizione di Glocal – Festival del Giornalismo Digitale che Varese ospita dall’8 all’11 novembre su iniziativa di Varese News.

Rito ambrosiano e rito romano

Da quando, a poche settimane dal voto per il suo possibile rinnovo al Pirellone, Maroni annunciò di non ricandidarsi, sono successe tante cose. Ai vertici della Regione c’è sempre un leghista e sempre varesino, Attilio Fontana, ma il quadro politico del partito è cambiato profondamente: la parola “Nord” è scomparsa da simbolo e linguaggio e, con questa, è venuta meno anche quell’autonomia sulla quale si erano espressi con un referendum i cittadini di Lombardia e Veneto. Ma per Maroni la priorità resta: «La differenza tra Roma e Milano, tra rito romano e rito ambrosiano, sta tutta qua. Il primo è liturgia, lentezza, procedure. Il secondo concretezza, rapidità, efficienza».
Quindi, in tema di autonomia quali tempi? «Diamoci appuntamento a fine 2019. Se ancora non sarà accaduto nulla, i milanesi faranno bene a scendere in piazza come fecero durante le gloriose Cinque Giornate del marzo 1848. Allora fu contro il federmaresciallo Radetzky, domani sarà contro il potere centrale di Roma che non ne vuol sapere di cambiare».

La politica fatta suo social non è politica

Qualcosa però è cambiato. «Gli spazi di confronto e di dialogo dalle aule del Parlamento si sono trasferiti in massa su Facebook e Twitter – afferma Maroni -. Si tratta di una degenerazione culturale sempre più diffusa e pericolosa, che come sappiamo sta alterando la natura stessa del dibattito politico. Circola la strana idea, infatti, che se centomila follower scrivono al ministro dicendogli che su una certa materia sta facendo la cosa giusta, il ministro possa star certo che quella cosa è senz’altro giusta. A prescindere, direbbe Totò».
In questo quadro, quali previsioni fa Maroni davanti ad governo che non sembra molto “vicino” al rito ambrosiano? «Reggerà l’alleanza tra Salvini e Di Maio? – si chiede – Oppure, come io ipotizzo, si andrà a elezioni anticipate nella primavera 2020?» .

Grande la confusione, situazione eccellente

Tra tanti punti di domanda, per Maroni una certezza c’è: «Per dirla con Mao Tse-tung: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”».
Ad intervistare l’ex presidente di Regione Lombardia intervengono, martedì sera, Marco Giovannelli, direttore di Varesenews e Maurizio Lucchi, direttore de La Prealpina. Inizio alle 21, ingresso libero.

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