Marotta all’Inter divide il tifo: “Prima un Dio, adesso Pacco, ma per gli interisti ora non è più il Male Oscuro

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Questa storia di Marotta fa un po’ sorridere. Premessa: l’Inter, secondo me, ha ingaggiato il dirigente numero uno in Italia. Non lo dico sulla base di simpatie personali (non lo conosco) e neanche su principi di campanile (è varesino come il sottoscritto) che non mi appartengono. Parlano i numeri. E che numeri. Marotta prese una Juve in ricostruzione e il decollo, peraltro, non fu neanche molto facile, anzi il progetto con la scelta di Del Neri allenatore rischiò di precipitare già al primo anno del suo insediamento. Di scelte, anche di mercato, ne sono state sbagliate, e neppure poche, ma il livello di competitività crescente della sua Juve è stato sbalorditivo. Gli scudetti in serie portano anche la sua firma, così come la ritrovata competitività internazionale (due finali di Champions non è roba da poco).

Un numero uno

Un fuoriclasse dell’area sportiva. Se l’Inter riuscirà a inserirlo nell’organigramma senza creare doppioni sarà un gran colpo. Ma poi c’è l’aspetto del tifo che purtroppo condiziona ogni scelta. Marotta che per buona parte degli juventini era Dio sceso in terra, adesso è l’ultimo delle “ciofeche”. Il grande pacco servito dagli Agnelli alla Milano nerazzurra. Marotta Re Mida trasformato di colpo in “Marmotta”, come lo definivano i pochi detrattori in casa Juve (c’erano anche quelli). Adesso si scopre che il vero fenomeno in casa Juve non era Beppe Marotta, ma il suo fido scudiero Paratici. Dal carro di Marotta sono scesi in tantissimi, riempiendo ora quello di Paratici. Di colpo Paratici si è trasformato nel vero cardine della società. Prima lo conoscevano in pochi, adesso è la parola chiave. Inflazionata e pure abusata. Se c’è un problema ci pensa Paratici. A Torino c’è la nebbia? Vabbè tanto c’è Paratici. E così i passati errori di mercato magicamente vengono trasferiti anche nelle coscienze collettive sulle spalle di Marotta, anche se Paratici dopotutto era e resta il Direttore Sportivo. Massì, dai, era Marotta che spingeva per quel bidone, Paratici mica lo voleva. Vedovanza ai massimi livelli, ma è un grande classico del tifoso. Il sottoscritto ancora oggi quando parla di Salah ripete che dopotutto il pacco al Liverpool glielo ha dato la Roma. Tanto per capirci. Ma poi, non è meno risibile l’atteggiamento degli interisti.

Marotta redento

Sì perchè Marotta fino a poco tempo fa era uno dei grandi nemici della Beneamata. Era il Diavolo, l’emanazione del potere juventino, il male oscuro che si sviluppava sui campi di calcio condizionando le scelte arbitrali. La mano lunga della Famiglia. Il politico, la forza istituzionale che spingeva la Juve oltre i propri meriti. Marotta incarnava in maniera netta tutto ciò che gli “anti juventini” detestavano profondamente. Ma adesso tutto è cambiato. Ora che Beppe il Grande è in odore di maglia nerazzurra, di botto è diventato l’uomo del riscatto. Eh già, quello che ha voluto prendere le distanze dalla Juve perchè non apprezzava i loro metodi. Convinzione massima del tifo nerazzurro. Un vero onesto tra gli onesti. In una dimensione manichea Marotta assurge al grande Bene contro il Male oscuro di Torino. Quasi un esorcista calcistico che si è pentito dei vecchi peccati e che ora ha imboccato la retta via abbracciando il purismo interista. Comunque la guardi, ogni valutazione fatta con gli occhi del tifoso, un sorriso lo strappa certamente. L’importante è non trascendere poi nel ridicolo.

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