Da Marsiglia a Malpensa per rubare. Almeno 20 i colpi accertati. Presa la banda

marsiglia malpensa

MALPENSA – «Un’organizzazione criminale transnazionale che dalla Francia, dove tutti i sodali vivono, ogni settimana raggiungeva le aree limitrofe l’aeroporto di Malpensa per rubare bancomat e carte di credito. Un lavoro di indagine meticoloso ha permesso di smantellare il gruppo criminale e azzerare un fenomeno, quello dell’aumento di questa tipologia di furti con destrezza nell’area dell’hub, che abbiamo iniziato a notare dall’ottobre 2018». E il grazie del procuratore di Busto Gianluigi Fontana è andato oggi, lunedì 17 febbraio, agli uomini e alle donne della sezione della polizia stradale di Varese, guidata da Marco Bragatti, e della sottosezione di specialità di Busto Arsizio guidata dall’ispettore capo Enrico Torresan.

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Sono 20 i furti accertati sinora

L’importanza dell’operazione “Lupin” appare lampante osservandone i numeri: 20 i furti con destrezza, con conseguente indebito utilizzo di carte e bancomat, messe a segno dal gruppo criminale con base a Marsiglia, 10 persone indagate (tutti uomini tra i 30 e i 50 anni con precedenti alle spalle), 8 misure di custodia cautelare eseguite di 5 con mandato di cattura europeo, due indagati a piede libero «Poi però arrestati – ha precisato Torresan – In altro territorio sempre vicino a Malpensa per fatti identici». La scelta di Malpensa quale epicentro dei colpi non è casuale. «Le vittime dovevano essere il più vulnerabili possibile. Per questo molti dei derubati sono cittadini stranieri diretti in aeroporto che spesso si accorgevano del furto subito una volta tornati in patria – ha spiegato ancora Torresan – Abbiamo vittime provenienti da Spagna, Portogallo, Svezia, Israele, ma anche cittadini italiani».

Vittime provenienti da mezzo mondo

Come agiva la banda? «Gli indagati non agivano mai tutti insieme ma a gruppi di 3 o 4 persone – ha spiegato Massimo De Filippo, sostituto procuratore di Busto che ha coordinato l’inchiesta – Le vittime venivano individuate nelle aree di servizio in particolare lungo la 336. Sempre in orari notturni, quando cioè il rifornimento era possibile soltanto attraverso self service». A quel punto uno dei malviventi si offriva di dare una mano al malcapitato in difficoltà con l’utilizzo del distributore, un complice carpiva stando alle spalle della vittima il Pin slavo poi distrarla mentre un altro appartenente alla banda faceva sparire la carta. Per stabilire chi ha fatto cosa gli inquirenti hanno svolto un lavoro lungo e complesso: «Incrociando i dati dei tabulati relativi alle carte rubate e poi utilizzate per ingenti prelievi, con i video registrati dalle telecamere dei distributori e delle banche dove i ladri si fermavano per svuotare i conti dei derubati.

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Alta pericolosità sociale

«Un gruppo criminale di elevata pericolosità sociale – ha sottolineato Bragatti – In un caso, durante un nostro appostamento nelle vicinanze di un istituto bancario molto utilizzato dagli indagati che avevamo già in parte identificato e che stavamo per sorprendere, questi vistisi scoperti non hanno esitato a speronare l’auto della pattuglia e a trascinare un nostro vice ispettore, che aveva cercato di bloccare l’auto in fuga,  per 50 metri pur di riuscire a scappare».  In un’occasione hanno anche raggirato un anziano prelevando dal suo conto il doppio di quanto l’uomo percepiva di pensione. Il gruppo criminale è adesso smantellato. A carico del gruppo potrebbero arrivare altre contestazioni da altre parti d’Italia. Non resta che ringraziare, così come ha fatto la procura, l’ispettore capo Torresan, il vice ispettore Paolo Polato, il vice ispettore Roberto Paglialonga, l’assistente capo Michele Mazzone, l’assistente capo Carlo Crippa e l’agente scelto Simona Giacchi, componenti dell’unità operativa di polizia giudiziaria, per lo straordinario lavoro svolto.

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