Marta Boneschi a Duemilalibri: «I giovani di oggi, convinti di essere liberi»

GALLARATE - La linea sottile tra libertà di espressione e senso del pudore, tra emancipazione e moralità. Una linea che attraversa secoli di storia e che genera una spaccatura evidente quando si arriva a oggi

GALLARATE – La linea sottile tra libertà di espressione e senso del pudore, tra emancipazione e moralità. Una linea che attraversa secoli di storia e che genera una spaccatura evidente quando si arriva a oggi: un viaggio negli anni che hanno segnato vittorie o sconfitte per l’una o l’altra virtù è il libro “Il comune senso del pudore” che la giornalista e storica Marta Boneschi ha ieri sera portato al Teatro Condominio di Gallarate per Duemilalibri.

Quando la moralità cade

Un libro urgente e forte, che parla direttamente a quella società convinta di avere la licenza di poter dire e fare tutto, perché proprio la storia porta gli esempi di come lotte femministe e manifestazioni artistiche varie hanno dimostrato che sì, il pudore è un velo di Maya destinato a cadere facilmente se c’è qualcuno che osa svelarlo. Ma di pari passo con il pudore (anche quello dogmatico, ipocrita, perbenista e bigotto) cammina la perdita di una moralità, di un buon gusto che si fa sempre portatore di incoerenza. L’autrice, che sceglie di riflettere su oggi portando al lettore gli esempi di ieri, partendo da un Ottocento «molto simile al periodo che stiamo vivendo, immerso nel cambiamento nel bene e nel male», scrive «con urgenza di verità» passando dall’ipocrisia fascista che censurava il libro del Kamasutra per aprire i bordelli al fronte con il beneplacito delle autorità, dal successo di una Rai che, negli anni Settanta, sceglie di mandare in onda un processo per stupro, fino al recente caso del suicidio di Tiziana Cantone, uccisa dalla ferocità del web che ha preso la sua libertà per farne oggetto di odio e scherno. L’invito non è quello di riportare tutto a uno status quo in cui era il perbenismo a imperare, ma di riconsiderare i concetti di moralità e pudore rapportandoli ai tempi attuali, ai bisogni attuali, alla luce delle vittorie ma anche delle contraddizioni del passato.

Verso l’anarchia

Marta Boneschi arriva così a rivolgersi direttamente alle nuove generazioni, interlocutori in realtà assenti in sala. Forse perché davvero poco impegnati a chiedersi cosa ci sia oggi da dividere tra giusto e sbagliato, se ancora gli esempi di un singolo, magari famoso, mostrano che oggi la libertà è un baluardo da difendere e ostentare a tutti i costi. Ma, si chiede l’autrice, che non sia questo il modo per arrivare «ad una anarchia morale, in cui ci siamo arresi a difendere la libertà di espressione senza difendere più la responsabilità di quello che si fa e dice». Siamo davvero liberi oggi? Tutt’altro.

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