Mascherine con il tricolore Made in Busto. Ansani: «Un segno per restare uniti»

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BUSTO ARSIZIO – «Ho pensato di mettere anche un elastico con il tricolore, per dare un segno: siamo tutti italiani. In questo momento dobbiamo stare vicini. O meglio: distanti ma vicini». A parlare è Paolo Ansani, titolare insieme a Michele Bandera di Tagliotesstampa, azienda specializzata in stampe serigrafiche e tampografiche su tessuto. Dalla sua sede a Magnago, a fronte dell’avanzare del coronavirus ma anche del pericolo di non poter pagare i propri dipendenti, è partita l’idea di produrre mascherine con una concezione particolare, che ha già raccolto l’interesse di Agesp e del Comune di Olgiate Olona.

Tutto è iniziato quasi per scherzo

«Abbiamo iniziato questo percorso con le mascherine: serve per fare qualcosa, ad aprile dovrò pagare gli stipendi ai miei dipendenti», ha raccontato l’imprenditore di Busto. «Il progetto è nato una sera in cui eravamo in ufficio con un caro amico e cliente, Marcello Malpighi, a sua volta titolare di un’azienda di Modena che realizza abbigliamento per cucina e ristoranti. Vedendo che avevamo tutto l’occorrente – tessuti, fornitori, confezioni, etc. – , abbiamo deciso di provarci. Siam partiti così, quasi per scherzo, e la cosa ha preso piede». Adesso le mascherine sono in attesa di certificazione: «Ho inviato giovedì 19 marzo una mail pec a Inail di Varese e all’Istituto Superiore di Sanità con allegate tutte le schede tecniche, voglio sapere se possono essere riconosciute come DPI».

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Neanche l’acqua passa attraverso

«Trattando i tessuti da anni, abbiamo realizzato delle mascherina a conchiglia con l’interno in cotone 100% e l’esterno in polipropilene, lavabili; si possono anche bollire in acqua senza problemi. E neanche l’acqua passa loro attraverso, come hanno dimostrato le prove eseguite, nelle quali sono state rovesciate e riempite. Penso di aver fatto un buon prodotto: dopo che le ho mostrate ad Agesp ho ricevuto un ordine di 38mila pezzi, che martedì 24 marzo devo iniziare a consegnare nelle loro farmacie. Se ne è interessato anche il Comune di Olgiate Olona: tramite Malpighi ho mandato un campione per un ordine di 100 pezzi e mi è arrivata immediatamente una mail con una richiesta di 500».

Il rischio di chiudere

«In tanti si sono reinventati produttori di mascherine, c’era questa esigenza», ha osservato Ansani. «Nel mio caso ho ventisei stipendi da tirare fuori e, con la crisi in corso, magari qualcuno mi dice che non può pagare; posso capire, però devo pensare ai miei dipendenti. Parecchi fornitori del tessile si trovano nel Bergamasco, ed è un grosso problema; ne abbiamo uno a Robecchetto grazie al quale qualcosa ci sta arrivando ma, se domani termina il tessuto, è finita. Le mie paure sono queste: così come di un provvedimento ministeriale che decide che qualsiasi azienda chiuda, come è successo in Cina». Ci sono però anche delle gratificazioni: «Nel mio piccolo sto facendo qualcosa di utile. E la cosa che mi piace un mondo è il tricolore sull’elastico delle mascherine: ci tengo perché sono italiano».

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