Palazzi: «Vorrei che i gallaratesi fossero orgogliosi della loro cultura»

massimo palazzi assessore gallarate

GALLARATE – Da quindici giorni è il nuovo assessore alla Cultura e Istruzione di Gallarate. Massimo Palazzi, presidente dei Lions Gallarate Host e consigliere del Museo degli Studi patri , fa parte del terzetto civico scelto dal sindaco Andrea Cassani per sostituire i componenti di Forza Italia, partito che garantisce un appoggio esterno all’esecutivo dopo il terremoto giudiziario dello scorso 7 maggio.

Massimo Palazzi, com’è nata la trattativa che l’ha portata a diventare assessore?

«Mi ha contattato il sindaco un sabato mattina, chiedendo la mia disponibilità. Ero a conoscenza delle note vicende, ma non del fatto che dovessero modificare la giunta. Confesso che la notte non ho dormito, mi spaventava e mi spaventa tuttora l’idea di confrontarmi con il mondo politico, che non conosco e di cui temo le malizie».

Cosa l’ha convinta ad accettare?

«Ho pensato che fosse l’unica occasione che avrei avuto per fare questo tipo di esperienza senza essere legato a un partito e dunque sottostare alle naturali logiche politiche. Io non conoscevo Andrea Cassani prima che diventasse sindaco, l’ho conosciuto nelle numerose occasioni di contatto avute in questi anni, in particolare con i Lions e con gli Studi Patri, di cui sono consigliere. Per statuto infatti il sindaco è membro del consiglio degli Studi Patri, ma non si è mai visto alle riunioni. E invece Cassani non soltanto viene, ma partecipa in maniera attiva, dando spunti interessati a progetti futuri, come per esempio una mappa digitale dei siti di interesse storico della città. Di lui questo aspetto mi ha molto colpito».

Il centrodestra è la sua naturale collocazione o si pone come pure civico all’interno della giunta?

«Se una persona ha passione e competenza e vuole metterle a disposizione della collettività è un suo dovere farlo, indipendentemente dal tipo di richiesta. Io ero nella Commissione di gestione della biblioteca nel 1999 quando abbiamo creato Duemilalibri e già allora non mi ero posto il problema di chi governasse la città (la giunta Greco, ndr), così come ho collaborato attivamente anche con la precedente giunta Guenzani e in particolare con l’assessore Sebastiano Nicosia. Dunque  non mi pongo mai questo problema, a meno che non ci sia una spiccata connotazione ideologica che non accetterei».

Che impressione ha avuto dal suo primo consiglio comunale, già molto vivace sotto il profilo dello scontro politico?

«Per me era un’esperienza nuova. Non immaginavo potessero esserci dei conflitti così spiccati e in maniera così pubblica. Era la prima volta che vedevo una situazione del genere. E’stato comunque molto interessante, perché ho cominciato a capire la differenza tra quando qualcosa viene detto per la sostanza e quando perché, in quella posizione, devi dire così, anche se non ha un fondamento logico sostanziale. E questo avviene da entrambe le parti».

Veniamo alle sue deleghe. Quale le sta più a cuore?

Sono tutte deleghe entusiasmanti e impegnative. Anni fa avrei detto la Cultura, ma da qualche tempo, facendo l’esperienza dell’alternanza scuola/lavoro, ho scoperto che il rapporto con i ragazzi ti ringiovanisce, e poi pensi che ha un senso quello che fai perché stai dando loro qualcosa. Dunque mi fa molto piacere avere anche la delega all’Istruzione e cercherò di essere molto presente nelle nostre scuole. Questo non per visibilità, che a me non interessa non facendo il politico, ma perché far sentire la vicinanza dell’amministrazione è importante».

Si è già coltivato un sogno nel cassetto da realizzare nei suoi prossimi due anni da assessore? Cosa le piacerebbe lasciare in eredità alla città?

«A me piacerebbe fare in modo che i gallaratesi siano orgogliosi della loro cultura e della loro tradizione. Ogni comunità esprime tramite le proprie tradizioni dei valori culturali che non devono essere persi. La perdita dei valori culturali non deriva dal fatto che ci si confronti con altre culture: io sono favorevole al confronto, ma nella consapevolezza del valore della propria. Molto spesso invece ci troviamo a essere blandi sulle nostre caratteristiche, quando invece dovremmo essere fieri e orgogliosi delle nostre tradizioni e della nostra cultura».

Come concilierà il sostegno ai teatri di Gallarate con le ristrettezze economiche in cui oggi versano tutti gli enti locali?

«A Gallarate abbiamo un’eccellenza da mezzo secolo che è il Teatro delle Arti, che è supportato dal Comune e che continuerà a essere supportato. Per quanto riguarda i due teatri comunali, il Condominio e il Popolo, incontrerò a breve la società con cui è in atto una convenzione per la gestione. Mi piacerebbe che queste sale fossero sempre più aperte alle associazioni della città e alle loro proposte. Perché al di là della stagione teatrale, sarebbe bello che la cittadinanza imparasse a individuare, organizzare, pensare delle iniziative di alto livello culturale sapendo che possono trovare spazio in questi luoghi. Sono teatri della città? La città li usi. Non dimentichiamo infine il Nuovo, importante luogo di incontro per Madonna in Campagna».

E’ tra i creatori di Duemilalibri, vent’anni dopo lo gestirà da assessore. Cosa cambierà?

«Salgo su un treno in corsa, perché la macchina organizzativa della prossima edizione è già partita. E’ un’iniziativa che a me sta molto a cuore, mi piacerebbe riprendere proprio qualcosa della prima edizione e richiamare alcuni degli ospiti di allora. Per capire attraverso di loro cos’è cambiato, per dimostrare che cultura è evoluzione».

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