Meloni e la migrazione di Renzi: Italia Vira

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Giorgia Meloni e Matteo Renzi

di Massimo Lodi

Populismo allora e ora, là e qui. Cosa diciamo della pacchia finita per i migranti, dei blocchi navali che li terranno distanti dalla Sacra Penisola, delle misure di prevenzione/repressione d’esempio planetario? Diciamo che questo governo, come ogni governo, deve prendere atto quanto la realtà sia lontana dalle fantasie. Quanto risulti diverso il fare dal dire. Quanto pesi il fallimento (sostanzialmente sì: fallimento) d’una intesa europea, e col resto dei Paesi del Mediterraneo, sul fenomeno epocale dell’esodo. Antico, ricorrente, regolabile solo se compreso/integrato.

Dunque il problema non erano Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi. Se no, il problema sarebbe Meloni. Siccome Meloni nega d’esserlo, neghi al contempo (forza, con la verità intellettuale) il fondamento di accuse lanciate a ripetizione, e s’assuma l’onere istituzionale dell’insuccesso. Cioè: mai nessun premier negli ultimi sei anni aveva fatto peggio di lei. Cifre: da gennaio a oggi sono sbarcati qui in oltre 100 mila, l’anno scorso 49 mila nello stesso periodo. Significa il 107 per cento in più. Un disastro politico, e naturalmente sociale-economico. Come mai le promesse patriottiche non sono state mantenute? Ma si trattava di promesse in cui davvero si credeva o di propagandismo di cui ci si serviva e basta?

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Massimo Lodi

Bisognerebbe avere il senso dello Stato e ammettere che non ce n’era, magnificando risultati sicuri in caso d’insediamento a Chigi d’un esecutivo di centrodestra. C’era solo il senso dell’opportunismo. Il medesimo che assicurava liberalizzazioni a tappeto, invece rimaste impalpabili nelle vicende dei tassisti, dei balneari, dei profitti bancari, del caro aerei e benzina eccetera. La sensazione è che si vada a zig-zag, si stabiliscano misure a spanne, si fidi nella debole resistenza delle opposizioni. Una linea retta di strategia da legislatura piena (altrimenti definita visione) manca, clamorosamente manca. 

È questo il motivo che fa ritenere non fantasioso all’inizio dell’autunno un rimpasto della squadra di Giorgia e una forte correzione di rotta. Non per un ghiribizzo da demagogo, Renzi – grande/voluto assente al vertice sul salario minimo – si dice disponibile al dialogo, ovvero al coinvolgimento. Ciò che potrebbe aiutare la presidente del Consiglio non tanto sul piano numerico, bensì su quello della cernita degli obiettivi. Pochi, concreti, di rapida attuazione. Eccola, l’unica benaccetta migrazione (interparlamentare) cui guarderebbe la Meloni, se dagli ammiccamenti si passasse alla trattativa. Populismo allora e ora, là e qui: è il momento/l’attimo di dimostrare che la pacchia è finita per gl’irrealisti. L’aiuto di Renzi non rappresenta un fine, soltanto un mezzo. A pro dell’utile cambiamento, riassumibile con banalità: Italia Vira. 

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