VISTO&RIVISTO L’arte e l’immaginazione come antidoto alla guerra

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di Andrea Minchella

VISTO

RESISTANCE– LA VOCE DEL SILENZIO, di Jonathan Jakubowicz (Stati Uniti, Regno Unito, Francia Germania 2020, 120 min.).

Se non fosse stato per un’eccessiva retorica e per una componente caricaturale molto evidente, questo progetto del regista venezuelano sarebbe potuto diventare un prezioso e necessario viaggio dentro l’anima di uno degli artisti più originali e emblematici del secolo scorso. Il bravo e camaleontico Jesse Eisenberg non riesce, da solo, a reggere il peso di un lavoro interessante, certo, ma che fatica, come dovrebbe, a delineare in maniera profonda ed efficace tutte quelle sfumature e sfaccettature che hanno reso Marcel Marceau l’artista che tutti conoscono.

Il film ci parla del giovanissimo Marceau, ebreo francese, che durante l’invasione nazista si arruola nella resistenza di Lione che tenta, tra l’altro, di salvare orfani tedeschi cercando di farli arrivare nella neutrale Svizzera.

Eisenberg cerca di imprimere nel personaggio una recitazione corporale, ma le occasioni di vedere le capacità mimiche dell’artista sono troppo poche. Peccato. Marceau non solo, immaginiamo, diverte i bambini del racconto con i suoi numeri fatti di gesti e pura immaginazione, ma spiega loro come ci si nasconde, come rendere invisibile il visibile. Molto riuscita la sequenza dell’albero, in cui i bambini imparano, in caso di assalto di truppe naziste, a nascondersi su di un albero, cercando di diventare parte integrante di quell’albero. E così, con l’aiuto di un po’ di fantasia, anche la più angosciante delle azioni, come nascondersi dal nemico, può diventare un momento di gioco e di divertimento. Il film cerca di sottolineare come, anche nei momenti più bui e più difficili dell’umanità, il potere dell’arte e dell’immaginazione può essere prezioso e terapeutico per superare traumi e paure che derivano, spesso, dalla disumanità di certe azioni che, anche i più piccoli, sono costretti a subire.

La pellicola fa luce sulla differenza, vitale per Marceau, tra la vendetta e la resistenza. Anche se sotto attacco di un nemico violento ed assordante, la strada percorribile per l’artista francese è quella di sopravvivere e di far sopravvivere più ebrei possibili, più tosto che quella di uccidere altre persone. Solo con la testimonianza del dolore, il popolo ebreo, come ha già fatto in passato numerose volte, può sopravvivere e continuare, più forte, la sua esistenza su questa terra.

Alla fine del racconto, finalmente, Marcel Marceau può esibirsi davanti alle truppe degli alleati che ormai hanno battuto Hitler. Marceau, nel silenzio assordante di una guerra appena finita, regala, con pochi gesti, l’essenza dell’arte come antidoto alla violenza.

Questo film, seppur con diverse sbavature, anche stilistiche e grammaticali, ci racconta un lato molto nobile e poco conosciuto dell’artista francese, su cui vale la pena fare più di una riflessione.

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RIVISTO

LA VITA E’ BELLA, di Roberto Benigni (Italia 1997, 124min.).

Vale la pena, ogni tanto, riguardare quello che, probabilmente, è stato uno dei più riusciti film italiani degli ultimi trent’anni. Una sorta di maledizione per Benigni, che dopo non è più riuscito a “incantare” il suo pubblico, “La Vita E’ Bella” ci ricorda il cinema neo realista meglio riuscito, con in più la lucidità e il giusto distacco nel raccontarci una delle pagine più tristi della nostra storia.

Assistiamo alla poetica e straziante narrazione dell’Olocausto “italiano”, troppo poco trattato dal cinema contemporaneo. Guido Orefice e la sua fantasiosa e quasi irriverente narrazione, al figlioletto Giosué, delle atrocità che avvenivano nel campo di concentramento in cui vengono imprigionati, commuovono il mondo intero, e trasformano questo bel film in una pietra miliare del cinema italiano contemporaneo.

La poesia, triste e malinconica, che permea l’intera vicenda, danno alla pellicola una struttura originale che sin dalle prime sequenze catapulta lo spettatore in una dimensione nuova e fortemente mitografica. Il rapporto padre-figlio, la perdita dell’identità, la forza dell’immaginazione e della fantasia sono i cardini su cui si poggia questa magnifica e struggente vicenda.

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