VISTO&RIVISTO Un capolavoro per la forma, meno per la sostanza

minchella mainetti visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

FREAKS OUT, di Gabriele Mainetti (Italia- Belgio 2021, 141 min.).

Gabriele Mainetti è diventato adulto. E ha voluto comunicarcelo. Dopo una lavorazione complicata e continui rinvii della sua uscita, “Freaks Out” finalmente viene distribuito nei cinema, consentendoci di assistere all’ambizioso e complesso progetto di uno degli autori più sorprendenti degli ultimi anni. Se con “Jeeg Robot” aveva lasciato a bocca aperta critici e spettatori, con questo vero e proprio “kolossal”, costato dodici milioni di euro, il regista romano ci catapulta in un racconto internazionale e fantastico che nulla ha da invidiare alle numerose e potenti produzioni americane.

Il film, che diventa un vero e proprio omaggio al cinema fantastico e neorealista, possiede una magia speciale nella modalità fresca e moderna di raccontare la vicenda. La macchina da presa, sempre in movimento e capace di raccontarci ogni sfumatura dell’anima dei protagonisti, tiene acceso il ritmo narrativo per tutte le due ore della proiezione. I personaggi si miscelano perfettamente con la storia, originale e avvincente, che Mainetti, insieme al bravo Nicola Guaglianone, autore del soggetto originale, trascrive in una sequenza di scene e battute che sembrano essere state cucite da un artigiano del passato.

Il risultato è fortemente evocativo. L’avventura dei cinque protagonisti si incastra perfettamente con il contesto storico in cui tutto accade. L’Italia sospesa e ferita durante l’occupazione nazista diventa il palco perfetto delle vite di Israel, capo del circo Mezzapiotta, Matilde, la donna elettrica, Fulvio, l’uomo lupo, Cencio, l’uomo insetto e Mario, l’uomo calamita. Il film prende corpo quando Israel, che interpreta una sorta di terra promessa per le anime imperfette che compongono il suo circo, verrà catturato dai nazisti mentre stava organizzando un viaggio della speranza al di là dell’Oceano, in America. I quattro “super eroi”, in un primo momento convinti di essere stati traditi, decidono di mettersi alla ricerca di Israel, interpretato da un bravissimo Giorgio Tirabassi, perché capiscono che solo insieme potranno affrontare le difficoltà che la guerra pone loro in ogni momento.

A fare da contraltare alla vicenda dei quattro c’è il gigantesco circo nazista in cui spadroneggia il triste e tossico Franz che, tra una visione e una deformazione, riesce a percepire il futuro, la triste fine dei nazisti e la forza dei quattro super eroi che avverte come reali ma che non riesce a visualizzare ed individuare. Le sue continue allucinazioni si mischiano con le sue “performances” al pianoforte che rapiscono il pubblico dei suoi spettacoli circensi. Anche Franz, come Matilde, Cencio, Fulvio e Mario, è in fin dei conti un diverso, un incompreso dal regime e dal fratello gerarca, e cerca nell’arte e nella sua anima una tranquillità ed una serenità che lo renderebbero un uomo migliore.

Mainetti, che cura anche la musica, realizza un maestoso progetto che negli effetti speciali ripone forse il suo punto di forza. La storia e la sceneggiatura, forse, risentono di una certa artificiosità che stona con l’impianto scenico e scenografico imponente e perfettamente costruito. Le battute di Cencio o di Fulvio a volte stridono con la scelta stilistica universale e “straniera” che giustamente il regista ha deciso di adottare. Interessanti i richiami ai maestri del cinema come Tim Burton, Walt Disney, Steven Spielberg, ma anche Fellini e Garrone. Come Benigni ne “La Vita è Bella”, anche qui viene usata la fantasia per meglio spiegare la violenza straziante della guerra e del nazismo. Il cast è equilibrato per un intenso racconto sulla diversità, sulla discriminazione, sull’inclusione e sulla forza della speranza quando essa è ancorata nei sogni e nella fantasia di ognuno di noi.

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RIVISTO

LA STRADA, di Federico Fellini (Italia 1954, 108 min.).

Il capolavoro che ha consacrato Fellini nel mondo intero. Un racconto poetico e intimista sull’altra faccia del circo e dell’apparenza. La povertà e la miseria come uniche ricchezze di un Italia disillusa e ancora troppo scottata dalle innumerevoli violenze subite durante il conflitto mondiale.

Una Giulietta Masina epica e un gigantesco Anthony Quinn nel viaggio ancestrale dentro l’anima di ogni uomo che soffre o che ha sofferto.

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