Minelli: «I valori di Venegoni oggi più attuali che mai»

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LEGNANO – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento che il presidente dell’Anpi di Legnano, Primo Minelli, ha scritto per la commemorazione in programma oggi, domenica 25 ottobre, a Cassano Magnago del sacrificio di Mauro Venegoni (nella foto).

Alla presenza dei sindaci di Legnano, Busto Arsizio e Cassano Magnago, ricordiamo in questo luogo il sacrificio di Mauro Venegoni medaglia d’oro al Valor Militare della Resistenza. Il suo ricordo e il suo esempio di rettitudine politica e morale ci fa dire che questo ricordo annuale non è un rito stantio e burocratico. È questo il ricordo di un eroe partigiano che ha difeso i suoi valori con la lotta fino all’estremo sacrificio.

Di uomini così quanto ne avremmo bisogno nel nostro quotidiano. I suoi valori erano principalmente rivolti alla difesa dei più deboli, dei lavoratori. I suoi erano valori per la collettività, per il bene di tutti, valori che facevano dire “noi” non “io” , non come l’ego personale che domina oggi la politica e la società moderna.

Alla Franco Tosi e in tutte le aziende in cui ha lavorato spronava alla lotta contro le diseguaglianze, contro le ingiustizie sociali, contro le povertà diffuse, insieme alla lotta contro la dittatura fascista e nazista che stava insanguinando il mondo.  Lottava per un mondo libero e per la giustizia sociale: un mondo dove i lavoratori avessero un ruolo centrale nella scala sociale. Lo troviamo, infatti, alla testa, con il fratello Carlo, degli scioperi nel biennio rosso e successivamente con gli altri due fratelli Pierino e Guido contro la guerra e leggi dittatoriali imposte dal regime a partire dalle leggi razziali, divenendo un grande protagonista della Resistenza. Lotte che gli costeranno, sotto il fascismo, anni di galera e di esilio fino all’uccisione. Tutto senza mai tradire i compagni di lotta impegnati nella Resistenza.

Quelle battaglie non sono state inutili, come alcuni vanno dicendo, poiché esse ci hanno dato libertà, diritti e grandi conquiste nel mondo del lavoro. Oggi spetta a noi difenderle contro chi vorrebbe abolirle o ridurle.

Lui, comunista che si ribella e polemizza con Stalin proprio sul terreno delle libertà e sul necessario protagonismo dei lavoratori, espulso dal partito ma successivamente in procinto di rientrare, come ci testimoniò la Piera (Pattani, scomparsa pochi mesi fa, nda). Questa fu la caratteristica peculiaredei comunisti italiani che diedero un contributo decisivo alla lotta di liberazione e alla ricostruzione del Paese distrutto dalla guerra voluta dal fascismo e che votarono per la Costituzione repubblicana nonostante le discriminazioni politiche subite con l’espulsione dal governo.

È dentro questo solco di valori che resiste alle dure condanne carcerarie, che matura, spronato dal fratello Carlo, la necessità di costruire il fronte unitario antifascista e quindi l’avvio della Resistenza di massa dove quei valori troveranno posto, dopo la liberazione, nella nostra Carta Costituzionale. Costituzione che ha la necessità di essere applicata fino in fondo. Pensiamo semplicemente che cosa significa una forte sanità pubblica in presenza della pandemia che ci sta colpendo. Ricordare quei lontani eventi e questi uomini come Mauro significa difendere la Costituzione nei suoi valori antifascisti e antirazzisti, contro l’antisemitismo, per le libertà politiche e religiose riconoscendo le diversità contro l’omofobia e il bullismo. Tutti fenomeni  che pensavamo di avere superato,  ma che purtroppo si stanno riaffacciando, a volte in modo violento a volte in modo più velato, ma con la stessa intensità di allora.

La memoria che noi portiamo nelle scuole alle nuove generazioni è certo per conoscere la nostra storia e per ricordare le nostre responsabilità, ma anche perché non si ripeta una storia drammatica che ha insanguinato il secolo scorso. Il mondo che Mauro Venegoni ha conosciuto è finito poiché siamo entrati in una nuova era tecnologica, ma i valori per cui ha lottato sono attuali. Ciò che lui ci ha trasmesso  dobbiamo farlo vivere nelle nuove generazioni perché il tarlo del fascismo, pur sotto nuove forme, non è ancora morto.

Primo Minelli

presidente Anpi Legnano

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