Molinari: «Il PD di Varese modello per arginare il centrodestra sovranista»

VARESE –  «Alle prossime amministrative i varesini con il loro voto potranno esprimere un giudizio sul lavoro fatto dall’amministrazione Galimberti. E’ credo che questa sia una bella novità dopo anni di immobilismo. E potranno scegliere tra chi ha realizzato e sta realizzando progetti concreti e chi invece è fermo a una visione ideologica, e superata, di una Varese “chiusa” in se stessa». Parte da qui Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali e uno degli “architetti” politici che ha contribuito a progettare e costruire il Pd di governo a Palazzo Estense. E che in questo momento di “grande confusione sotto il cielo”, fa le carte alla politica nazionale e locale, Partito Democratico compreso, con vista sulla prossima sfida elettorale.

Molinari, partiamo da Roma: quello che con Giuseppe Conte era impossibile, con Mario Draghi sta per diventare realtà, ovvero governerete con la Lega. E nel PD non siete tutti esattamente felici, o ci sbagliamo?
«In linea generale credo ci si saranno cambiamenti, forse anche scissioni e ricostruzioni a partire dai Cinque stelle, ma che attraverseranno tutti i partiti. Che potrebbero anche tradursi a livello locale. Ma non ho la sfera di cristallo per dire come andrà. Detto questo, il rapporto con la Lega e la convivenza con un partito sovranista e agli antipodi rispetto a noi è una questione di non poco conto».

Questione che resterà relegata a Roma. A Varese, una delle certezze è che Pd e Lega saranno avversari. Nessuno stravolgimento, insomma. 
«Credo proprio di sì. Anche perché, al di là del cambio di rotta governativo del Carroccio a Roma, qui in città sfideremo un centrodestra sovranista che non ha ancora elaborato la sconfitta di cinque anni fa. Che, inoltre, sottoporrà ai varesini un modello di città fermo agli anni Venti. Con una bella differenza, oggi Varese non è più la città dei quarantamila abitanti».

Il candidato del centrodestra però è Roberto Maroni, che non è esattamente un sovranista, non crede? 
«Non basta una persona per cambiare il Dna. Il centrodestra varesino sarà sovranista indipendentemente da chi sarà candidato».

Ma per Palazzo Estense sarà sfida a due? 
«Diciamo che saranno due i candidati che si giocheranno la fascia tricolore, Galimberti e Maroni. Ma i candidati sindaco saranno di più. Poi bisognerà vedere quanti correranno con la prospettiva di superare percentuali residuali. Anche perché sul risultato in queste elezioni più che in quelle passata peserà il voto utile».

E il terzo polo?
«Se ci sarà, mi auguro che ponderino bene la scelta di campo che faranno. Anche se non escludo che ci possano essere anche il quarto o il quinto polo».

Ammetterà che la situazione è complessa a Roma, ma di riflesso anche a Varese. E in questo il Partito Democratico come si dovrà muovere?
«Da protagonista, ma senza voler diventare il partito egemone delle coalizione. Che se vogliamo è quanto il Partito Democratico di Varese ha fatto per arrivare, cinque anni fa, alla vittoria con Galimberti. E che continua a fare con il cantiere politico aperto che dialoga e va oltre la maggioranza. La quale, vorrei ricordare, nel corso di questo mandato ha ragionato sull’inclusione. Italia Viva è stata coinvolta è oggi è parte di questo progetto».

Sarà così con i Cinque stelle? 
«Si, ma senza l’eccessivo appiattimento che a Roma c’è stato durante il governo Conte»

Scusi, starà mica dando ragione a Matteo Renzi?
«Personalmente non ho l’incubo di Renzi. Il problema non è il leader di Italia Viva, ma quale sarà la posizione del PD. Che non può essere di retroguardia. Né a Roma, Né a Varese».

E con Varese 2.0 sarà inclusione o esclusione? 
«Non è stata la maggioranza a prendere le distanze da loro. Anzi, auspico che Varese 2.0 possa rivedere la posizione che ha assunto. E resta da capire cosa farà Azione, che al momento, in provincia, ha una linea politica “a macchia di leopardo”, ondivaga e poco comprensibile».

Allargamento d’accordo, ma fin dove il Partito Democratico oserà allargare i “confini” politici? 
«Stiamo lavorando e dialogando con forze che non facevano e non fanno parte di questa maggioranza, ma hanno mostrato nel corso dei cinque anni di apprezzare il progetto e quanto fatto. Anche la lista del PD non sarà composta di soli militanti del partito. E poi, bisognerà vedere cosa accade a Roma».

Non alla Lega, ma un “pensierino” su Forza Italia lo state facendo?
«Una cosa mi pare evidente: è proprio in Forza Italia che si potrebbero aprire le contraddizioni più evidenti. E loro non potranno restare a lungo supini al Carroccio, anche a fronte di un elettorato fluido e che guarda con positività all’azione di Mario Draghi. Tanto più che a Varese la Lega e, mi par di vedere il centrodestra più in generale, è tutt’ora molto sovranista».

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