Il dilemma della Lega varesina: candidato sindaco civico o esponente di partito?

VARESE – È un po’ come una catena di Sant’Antonio. Il nome del candidato sindaco di Varese deve essere portato sul tavolo del centrodestra dalla sezione cittadina della Lega. E, una volta individuato, lo deve affidare al commissario provinciale Stefano Gualandris, il quale lo gira al segretario nazionale Fabrizio Cecchetti, che a sua volta lo deve condividere con il leader Matteo Salvini. A quel punto, incassata il benestare del più alto di grado nel Carroccio, il bussolotto torna sul tavolo provinciale per una definitiva condivisione: liturgie delle politica, passaggi necessari da un lato per dare forza al nome, dall’altro per garantire gli equilibri di una coalizione che sta cercando di riempire la falla aperta dal passo indietro di Roberto Maroni.

Nel mezzo del cammin…Porisini si chiama fuori

La filiera è quella descritta sopra. Al momento la “gestazione” è giunta quasi al termine della catena leghista, ovvero la rosa dei possibili candidati, che vede una serie di nomi civici (dai quali si è sfilato l’ex rettore Alberto Coen Porisini: «La mia candidatura a sindaco un pettegolezzo da ballatoio uscito non da organi di partito del centrodestra»), è già nelle mani dei vertici nazionali del Carroccio. E potrebbe tornare scremata a Varese già nei prossimi giorni. Quando, forse lunedì, potrebbe venir convocato un summit provinciale tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

La rosa

Accanto ai civici ipotizzati dalla Lega, il nome che a oggi ha ancora qualche chance di spuntarla resta quello di Mauro della Porta Raffo. Se la deve però vedere con due esponenti leghisti, militanti della sezione: da un lato Marco Pinti e dall’altro Barbara Bison. Due profili diversi, uniti dalla fede leghista e pronti a rispondere “presente” se chiamati a giocare la partita.

Marco Pinti, classe 1985, è praticamente cresciuto a “pane e Lega”. Già consigliere provinciale, segretario varese pinti legacittadino, commissario della sezione di Busto Arsizio, punto di riferimento dei Giovani Padani e consigliere in carica a Palazzo Estense. Pinti, che da un paio di mesi è entrato nello staff di Matteo Salvini, chiamato a Roma proprio dal leader della Lega, è stato uno dei militanti del Carroccio più vicini a Bobo Maroni nel momento più difficile. Inoltre, dicono in sezione, ha un buon rapporto (da sempre) con Giancarlo Giorgetti. Insomma, se fosse il gioco dei puntini numerati della Settimana Enigmistica, unendoli potrebbe uscire proprio il suo nome.

Barbara Bison, prima scelta della sezione del Garibaldino quando la discesa in campo del Bobo era ancora di là da venire. Anzi, la sua candidatura – si racconta – nacque in tempi non sospetti. Era il 5 ottobre 2019, quando al circolo di Bizzozero Giancarlo Giorgetti disse: «Nelle famiglie lombarde, in fondo, si sa che a comandare è sempre la donna». Una frase colta non da tutti ma forse l’uomo di Cazzago nel pronunciarla, strappando applausi e sorrisi, pensava proprio a Bison. Sindaco per due mandati a Gornate Olona e vicina (dicono) a Terra Insubre. Bison, da vera leghista e seppur già investita della candidatura, con la discesa in campo di Maroni fece non uno, ma due passi indietro. Una scelta apprezzata dai militanti, che ora potrebbe restituire quanto Bobo (con la sua autorevolezza ed esperienza) le aveva sfilato.

Parte dall’ultima fila, ma…

Per ora il gioco è ancora nella metà campo leghista della coalizione. E, finché il pallone gira in zona Carroccio, gli alleati non fiatano. Anzi, l’ha fatto ben capire Daniela Santanché l’altro giorno a Varese: «Il nome del candidato tocca alla Lega. Se è un buon candidato va bene anche per noi». E Forza Italia? Aveva messo sul tavolo Luigi Zocchi, presidente di Federfarma, patente da civico ma con un passato politico in Lega e Forza Italia. Un identikit perfetto: avrebbe dato una tinta azzurra al candidato sindaco varesino, stava bene alla Lega e avrebbe incassato anche l’ok dei Fratelli. Poi qualcosa sul nome del farmacista si è grippato. Una dichiarazione di troppo, una presenza a un aperitivo politico con i Fratelli non digerito da chi era pronto a “sponsorizzarlo” politicamente. Ma anche una cena decisiva per chiudere sulla sua candidatura, disertata da alcuni esponenti di partito. Insomma, da uomo da pole position a posizioni da fondo griglia. Ma forse, proprio ora che Luigi Zocchi è finito nelle retrovie, per la logica perversa della politica potrebbe alla fine spuntarla. La partita sta entrando nella famosa Zona Cesarini e, come spesso capita, il risultato si potrebbe decidere all’ultimo minuto.

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