Morire d’infarto a 40 anni. Perché?

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Morire in giovane età per un attacco cardiaco. E’accaduto in queste ore a un assessore del Comune di Vizzola Ticino, Roberto Piantanida, 47 anni, architetto, trovato senza vita nella sua abitazione. Un caso da manuale medico, si potrebbe dire. Uno di quegli episodi che vanno sotto il nome di “morte improvvisa”, che le statistiche pongono in cima alle cause di decesso: una persona ogni mille abitanti. Impressionante. Soprattutto quando ne sono colpiti i più giovani, magari sportivi sottoposti a regolari controlli medici che danno esiti negativi. Insomma, nessun sintomo premonitore sembra annunciare il crac del cuore. Un fulmine a ciel sereno, che Andrea Macchi, noto cardiologo e direttore generale del gruppo Iseni Sanità, riconduce però a una patologia congenita: “L’aritmia mortale – spiega Macchi – nelle persone al di sotto dei 35 anni è sempre dovuta a una cardiopatia congenita”. Patologia che le visite di controllo non sempre riscontrano, evidentemente. “Le morti precoci nelle persone sopra i 35 anni – continua il cardiologo – sono dovute a cardiopatia ischemica, di solito la chiusura improvvisa di una coronaria che, appunto, genera un effetto devastante”.

L’importanza della prevenzione

A questo punto, la parola chiave è una sola: prevenzione. Decisivi sono gli stili di vita. E i fattori di rischio, il fumo, l’alcol, la sedentarietà. Di nuovo il professor Macchi: “Una delle piaghe della nostra società sono i bimbi obesi. Ma è soltanto un esempio di come, fin da piccoli, ci si può predisporre a certe patologie. Importante è conoscere anche l’eventuale familiarità alle cardiopatie. Qui occorrono indagini approfondite, che non sempre vengono effettuate, soprattutto nei più giovani. Anche in coloro che praticano sport. Eppure, l’Italia, solitamente superficiale e sciatta in molti settori, a differenza di altri Paesi che richiedono al massimo l’autocertificazione applica norme rigorose per la certificazione medica all’attività sportiva. Ma bisognerebbe fare ancora di più”. Del resto, le cronache parlano spesso di decessi all’apparenza inspiegabili. Uno su tutti: il caso di Davide Astori, capitano della Fiorentina trovato senza vita in una camera d’albergo. Aveva 31 anni.

Città cardioprotette

Prevenzione all’arresto cardiaco, dicevamo. E, subito dopo, l’intervento d’emergenza utilizzando i defibrillatori. La loro presenza è in crescita. In molte città si trovano defibrillatori anche nelle piazze più frequentate. La loro diffusione è un fatto culturale, un cambio di passo verso una maggiore consapevolezza di quanto sia pericoloso l’infarto. L’obiettivo è di arrivare a città cardioprotette. “Non c’è dubbio, il problema è però insegnare alla popolazione come utilizzare il defibrillatore” avverte Andrea Macchi. “Come Fondazione Iseni y Nervi abbiamo avviato iniziative a tale proposito. Il tema è inequivocabile: come salvare una vita. Importante avere defibrillatori nei centri sportivi, nei supermercati, negli stadi, nei luoghi più affollati. Ma occorre anche chi li sappia usare, altrimenti rischiano di essere inutili. A monte di tutto ciò, non possiamo pensare di sottovalutare il problema generale della morte cardiaca improvvisa. Servono campagne di prevenzione, screening mirati e quant’altro occorre per evitare il rischio di una vera e propria mattanza”.

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