Omicidio Samarate, Maja: «Li ho uccisi tutti. Sono stato io»

SAMARATE – «Li ho uccisi tutti. Li ho uccisi tutti: sono stato io». L’orrore di via Torino a Samarate è tutto nelle parole di Manuela e Chiara Ceriotti, madre e figlia, le prime ad accorrere al civico 32 dove la famiglia Maja viveva dal 1999. Sono loro a raccontare ora le prime parole del padre omicida.

Le prime a vedere

Sono state le prime a vedere. «Verso le 7.30 ho sentito Alessandro (Maja, 57 anni) che gridava – spiega Manuela – gridava e chiedeva aiuto. Sono corsa lì (madre e figlia abitano nella villetta più prossima a quella dei Maja) e l’ho visto. Ho visto Alessandro: era in una pozza di sangue. Ho creduto che qualcuno li avesse aggrediti, che qualcuno con una pistola avesse ferito Alessandro». La donna ha chiamato immediatamente il 112. Poi si è avvicinata insieme alla figlia ed è a quel punto che Maja, «Con tono tranquillo, apparentemente non agitato» ha detto: «Li ho uccisi tutti. Sono stato io».

In silenzio davanti al Pm

Maja è stato sentito dal pubblico ministero e dagli inquirenti. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere: resta piantonato in ospedale a Monza. Gli inquirenti hanno sequestrato il martello che il 57enne avrebbe utilizzato per massacrare la propria famiglia e una sorta di coltello, trovato insanguinato, con il quale Maja potrebbe aver cercato di togliersi la vita. Domani, giovedì 5 maggio, l’uomo comparirà davanti al Gip per l’interrogatorio di convalida. Risponde di omicidio volontario plurimo e tentato omicidio.

L’accaduto

Rivelando la verità: nella notte Maja, architetto e professionista di successo, aveva ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia, 16 anni, colpendole nel sonno con un martello. Il figlio 23enne Nicolò, anche lui aggredito, è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Circolo di Varese: le sue condizioni sono estremamente gravi in particolare a causa di un trauma cranico molto esteso.

Le testimonianze dei vicini

Il 57enne avrebbe poi cercato di togliersi la vita. Al momento è piantonato in ospedale: non è escluso che carabinieri e pubblico ministero possano già interrogarlo nelle prossime ore. Un’altra vicina ricorda di aver sentito le grida del figlio. «Chiedeva aiuto. Ho sentito gridare, ma è stato un attimo». Tutti descrivono i Maja come una famiglia perfetta. Nessuno li ha mai sentiti litigare, nessuno tra i vicini era al corrente di una possibile crisi. Anzi Alessandro Maja viene descritto come un padre attento e un marito innamorato che non scordava mai un anniversario o un compleanno. Stefania una madre capace che aveva allevato due figli stupendi. Nessuno avrebbe potuto immaginare l’orrore.

Il post in rete

«Il mio San Valentino lo voglio dedicare alle donne che sono morte per mano di un uomo credendo nell’amore». Lo aveva scritto Stefania Pivetta sul suo profilo Facebook. La donna, a quanto emerso, si era rivolta a un avvocato rivelando l’intenzione di volersi separare (nessun atto era però stato avviato). Negli ultimi mesi, dai suoi post in rete, si leggono frasi che inneggiano alla ricerca della felicità. «C’è sempre tempo per riprendere in mano la nostra vita. Che sia un lavoro, una passione… La paura di perdersi fa perdere momenti preziosi della nostra VITA», scriveva a gennaio. Poco prima aveva pubblicato un messaggio per il figlio Nicolò, fresco di brevetto di volo. «Sono stati momenti duri, complice questa pandemia che non ha facilitato il tuo percorso, ma sei fantastico e la tua forza di volontà ti ha portato oggi a prendere questo benedetto brevetto – aveva scritto – grazie amore, Nicolò ha messo le ali».

Samarate in lutto

Il sindaco di Samarate Enrico Puricelli, intanto, ha proclamato il lutto cittadino in segno di cordoglio e partecipazione. E’ disposta pertanto l’esposizione a mezz’asta delle bandiere del Palazzo Comunale e la sospensione di tutti gli eventi in programma nei prossimi giorni, fino alla data dei funerali.

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