Nuovo marciapiede di Orago, l’opposizione: «Troppe magagne nascoste»

orago marciapiede via milano

JERAGO CON ORAGO – «Una pista ciclo-pedonale declassata a marciapiede, ma con i costi aumentati del 50%». Per l’opposizione di “Gente di Jerago con Orago” (Salvatore Marino, Andrea Panfili, Gianluca Rabuffetti ) è questa la sintesi critica della nuova opera viabilistica di via Milano inaugurata lo scorso sabato 23 gennaio dal sindaco Emilio Aliverti e dall’assessore ai Lavori Pubblici Giorgio Ginelli.

Inaugurata una incompiuta

Secondo i consiglieri di minoranza, i due componenti della giunta  hanno celebrato la chiusura dei lavori della pista ciclo-pedonale di via Milano ad Orago prima ancora di finire i lavori stessi, «con un simpatico video» pubblicato su Malpensa24. «Quanta fretta. Si sono finalmente accorti di essere in estremo ritardo, dopo oltre un anno dalla chiusura al transito di via Milano, avvenuta il 7 gennaio 2020? La loro disinvoltura nel descrivere un’opera ancora da concludere nasconde parecchie magagne».

Le magagne nascoste

Elencati di seguito, sono cinque i punti sollevati dalla minoranza: l’evidente bruttezza, l’impossibiltà di transito per le biciclette, i potenziali pericoli, i costi lievitati e lo scorso coinvolgimento della popolazione nella fase di progettazione dell’opera.

1 – Decoro e bellezza

La presunta bellezza dell’opera è tutta lì da ammirare: di sicuro non aumenteranno i flussi turistici verso Jerago con Orago per contemplare questo mirabile esempio di acciaio e cemento! L’aver voluto a tutti i costi realizzare un grigio svincolo autostradale all’interno del nostro bel paese, denota la pochezza e la totale mancanza di senso estetico da parte dell’amministrazione.

2 – Pista ciclo-pedonale o marciapiede?

Dopo il taglio dei platani pagato quasi 20mila EUR, Ginelli e Aliverti continuano a prendere in giro i cittadini partendo dal nome stesso dell’opera: È stata annunciata e progettata come “pista ciclo-pedonale”, come riporta anche il cartello affisso a margine del cantiere (vedi foto), ed è finita declassata per loro stessa ammissione un “solido marciapiede”.

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3 – Più sicurezza o maggior pericolo?

Il parapetto antintrusione posto verso la ferrovia, inizialmente progettato con altezza pari a 110 cm, è stato corretto successivamente ad 1,5 metri e infine a 2 metri. La larghezza dell’opera, inizialmente prevista pari a 2 metri e già ai limiti previsti dal “Regolamento per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”(art. 7 d.lgs. 557/99), a fine lavori risulta essere pari ad 1,5 metri (vd foto 2), al netto del guard-rail e parapetto antintrusione in metallo zincato. Il gradino di 15 centimetri tra marciapiede e asfalto rende pericoloso l’uso dell’opera per chi vorrà percorrerla in bicicletta (ma non doveva essere anche una ciclabile?!).
L’incrocio di due biciclette sarà difficoltoso, a meno che una delle due non scenda dal gradino. Immaginate la difficoltà per i genitori con un passeggino o per un disabile se dovessero incrociare un pedone o una bicicletta nell’altra direzione, o se un bimbo in bicicletta dovesse perder l’equilibrio e cadere sulla strada a due corsie, mentre sopraggiungono auto: altro che sicurezza!

4 – Costi faraonici

Il Comune avrebbe dovuto spendere inizialmente 250.000 euro, e ci siamo trovati a fine lavori con un costo complessivo lievitato a 400mila, di cui 75mila per gli asfalti e 88mila per la “solida” barriera metallica. Ma la cosa più assurda è che Ginelli e Aliverti, dopo aver fatto tagliare gli alberi senza alcuna necessità, hanno voluto di nuovo forzare la mano con l’Ufficio Tecnico Comunale ed hanno iniziato i lavori senza aver ottenuto prima un parere definitivo da parte del gestore della rete ferroviaria RFI, obbligatorio per legge. Oltre ad altre richieste, RFI – nel suo parere datato 7 luglio 2020, quindi a lavori già in corso – ha imposto al nostro Comune di verificare ogni anno lo stato di manutenzione dell’opera con “piattaforme aeree autocarrate”, e di trasmettere il resoconto dell’ispezione a RFI di Roma stessa. Ciò comporterà un costo annuo aggiuntivo per le casse comunali: in sostanza una cambiale da pagare con le tasse a carico dei cittadini, non era più semplice potare i platani?

5 – Rispetto dei cittadini, delle istituzioni, e trasparenza

Prima di approvare un’opera così significativa, non è stata convocata nessuna assemblea pubblica, non è stata nemmeno convocata la Consulta Comunale Ambiente e Territorio, presieduta dall’illustre collega consigliere Vito Madio, in cui avremmo potuto condividere nuovamente almeno 3 soluzioni alternative (ben note alla popolazione), tutte a costo sensibilmente inferiore ed esteticamente più gradevoli. Ricordiamo poi che la Delibera di Giunta Comunale n.74 del 29.11.2019 non è stata votata dal Sindaco di fatto, nonché Assessore ai Lavori Pubblici Giorgio Ginelli, colui che avrebbe dovuto illustrare il progetto alla Giunta Comunale. Perché? Come già dichiarato nel Consiglio Comunale del 27 novembre 2020, questo progetto “è nato male ed è finito peggio”. Chiediamo pubblicamente perché Aliverti e Ginelli non abbiano voluto considerare soluzioni alternative con minor impatto ambientale e costi inferiori. Se avessero agito con calma secondo la legge, consultando prima RFI e un Agronomo, e soprattutto avessero rispettato tutti i cittadini, avrebbero sicuramente preservato bellezza e sicurezza, trovando una soluzione migliore. Invece si sono confermati dei solidi venditori di pentole.

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