27 Gennaio, la Memoria tradita. Come in Bosnia

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Il 27 gennaio è il “giorno della Memoria”. Coincide con la liberazione del lager di Auschwitz e ricorda le vittime, milioni di persone, della follia nazifascista. A patirne le drammatiche, inaccettabili conseguenze fu innanzitutto il popolo ebraico, ma, come noto, il genocidio, indicato col termine di Shoah, è l’aspetto più inquietante di uno sterminio che colpì coloro che si opponevano al regime di Hitler e dei suoi alleati, Mussolini primo fra tutti.

Quale sia il significato di una simile giornata a quasi ottant’anni da quegli avvenimenti è scontato. L’abbiamo sentito ripetere, lo sentiamo ripetere fino all’assuefazione, possiamo sintetizzarlo in due parole: mai più. In altri termini, al di là delle categorie ideologiche e politiche, dovremmo avere imparato la lezione. Domanda: l’abbiamo imparata? Sappiamo tutti quale sia la risposta. Forse non serve nemmeno rispondere: la domanda è retorica, possibilmente superflua e destabilizzante. E a un tempo ci mette di fronte ai nostri limiti.

Viviamo un periodo di angoscia collettiva, la pandemia ci rende ancora più fragili, fino al punto da non accorgerci che i lager esistono ancora. Non con le stesse finalità di allora, ma con uguali condizioni di crudeltà. Pensiamo a quanto succede nei campi profughi in Bosnia. I telegiornali ci mostrano immagini di pura disumanità, magari all’ora di cena: un’occhiata distratta alle migliaia di persone gettate nella neve, senza alcun conforto, se non le manganellate dei poliziotti, per rifugiarci subito dopo nei nostri problemi e pensieri. Leggiamo che l’Unione Europea, che a parole condanna la catastrofe umanitaria in atto, riempie le casse di Sarajevo affinché si tenga i migranti e impedisca loro di passare il confine e raggiungere gli Stati comunitari. “Aiuti umanitari”, vengono definiti questi fondi. Era la stessa cosa nel 2016 con la Turchia.

L’immigrazione va gestita, regolamentata: non possiamo accogliere tutti. Ma non abbiamo nemmeno licenza di guardare dall’altra parte, acquietando le nostre coscienze con giornate per ricordare l’orrore che fu, dimenticandoci invece degli orrori di adesso. L’Olocausto fu una immane tragedia. Certi drammi dei nostri giorni ne costituiscono la continuazione; i campi profughi in Bosnia sono soltanto uno degli esempi, quello a noi più vicino. Non onoreremmo la Memoria senza prendere atto che la lezione rimane aperta, tutta da acquisire e imparare Se non ne troviamo consapevolezza vorrebbe dire che il 27 Gennaio, che riempiamo di enfatici discorsi e terribili immagini, è soltanto una finta commemorazione per nascondere la nostra ipocrisia. E nulla più.

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