Ospedali, Abbiategrasso vuole separarsi da Legnano per abbracciare Milano

abbiategrasso ospedale italiaviva lacittà

LEGNANO – Sottrarre l’ospedale di Abbiategrasso a Legnano per collocarlo in ambito milanese. Il Comitato popolare intercomunale torna alla carica per ridisegnare la sanità nell’Abbiatense nel dopo-emergenza. «Le dichiarazioni del sindaco di Abbiategrasso, Cesare Nai e del direttore generale dell’ASST Ovest Milanese, Fulvio Odinolfi – osserva il comitato – non rassicurano per niente sul futuro dell’ospedale “Costantino Cantù” (nella foto). Entrambi hanno dichiarato soddisfazione per l’utilizzo e la gestione dei pazienti post Covid al Cantù, ma il direttore generale ha contemporaneamente confermato la volontà di non reintrodurre l’anestesista-rianimatore, ora solo reperibile, e di non riaprire il Pronto Soccorso di notte. Risposte inaccettabili per la popolazione». Di qui l’invito «a tutti i cittadini di unirsi nel chiedere una revisione della legge regionale 23 perché ridisegni gli ambiti e collochi l’ospedale di Abbiategrasso in ambito milanese», unito alla richiesta ai sindaci dei 14 Comuni dell’Abbiatense di «farsi portavoce di queste esigenze e di pretendere, come suggerisce la stessa legge regionale, di partecipare alla Programmazione del futuro degli ospedali e la verifica del rispetto dei livelli essenziali di assistenza».

Comitato: «Non ridurre il Cantù a un cronicario»

A detta del comitato, «far mancare la presenza del rianimatore significa mettere a rischio pazienti e operatori sanitari, privandoli di una figura professionale essenziale in caso di emergenza e costringendo i medici presenti a tentare di sostituirla per salvare vite umane senza la necessaria particolare esperienza e competenza, ad esempio a intubare. È andata bene ma è stato anche un azzardo che i pazienti post Covid ricoverati al Cantù dopo la terapia intensiva e gravi problemi respiratori non si siano improvvisamente riacutizzati. L’assenza del rianimatore è un motivo importante per spingere a non scegliere di lavorare al Cantù e chiedere trasferimenti da parte di operatori consapevoli di lavorare in un ospedale dove l’attuale indirizzo politico è nei fatti di ridurlo a un cronicario. L’anestesista rianimatore è indispensabile anche per il Pronto Soccorso, porta d’accesso per possibili ricoveri che risultano inconciliabili con la decisione di trasformare i reparti in poliambulatori. Ribadiamo con forza – insistono i promotori del comitato – la richiesta di reintrodurre in organico permanente l’anestesista rianimatore h24 e il ripotenziamento di tutti i servizi».

«Nessun collegamento con Legnano»

I fautori del “matrimonio” con Milano anziché con Legnano lamentano il fatto che «la politica regionale non ha tenuto conto della storia e della posizione geografica del territorio abbiatense, più vicino a Milano, e dopo aver aggregato il Cantù a Legnano con cui non c’è alcun collegamento di trasporto pubblico, dopo averlo rifatto nuovo con 30 milioni di euro, ha iniziato a depotenziarlo nel 2016 con la chiusura notturna del Pronto Soccorso e ha continuato a togliere servizi. Si consideri che la recente pandemia ha colpito in modo particolare la città di Abbiategrasso, al 25° posto di 1.503 comuni lombardi per l’alto numero di decessi e contagi. Un dato – concludono – che contribuisce a provare la necessità di rivedere l’attuale politica sanitaria lombarda, affinché le scelte rispondano finalmente alle esigenze degli abitanti dell’Abbiatense, finora ignorati e inascoltati».

ospedale legnano abbiategrasso comitato – MALPENSA24