Le buone notizie che alimentano la speranza

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Nel vortice delle cattive notizie a cui ci ha purtroppo abituati la pandemia e, più in generale, il sistema dell’informazione, capita di imbatterci in notizie di segno opposto, appunto buone notizie che raccontano di una solidarietà diffusa, della quale si parla poco o, comunque, non abbastanza. Il nostro territorio – la provincia di Varese e l’Alto Milanese – testimonia come la generosità, a cominciare dall’abnegazione professionale di medici, infermieri e volontari, sia diffusa più di quanto si possa pensare.

Una generosità spontanea soprattutto di singoli cittadini che, quasi sempre nell’anonimato, aiutano il prossimo, provano a “fare il bene” in un contesto di grande difficoltà collettiva, dentro il quale ci sono famiglie che non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena e dare sostentamento ai propri figli. Condizione purtroppo estesa, come ben sanno i Servizi sociali dei Comuni e le tante associazioni del cosiddetto Terzo settore che si occupano delle categorie sociali più deboli.

Potremmo pensare che la spinta emozionale del coronavirus abbia in qualche modo stimolato l’altruismo. Di sicuro le donazioni a enti pubblici, ospedali, onlus e fondazioni sono il frutto di un sentimento generalizzato, che spinge ad aiutare il prossimo e a impegnarsi per sostenere coloro i quali combattono in prima linea gli effetti sanitari dell’epidemia o ne patiscono le conseguenze. Un flusso di denaro, di alimenti, vestiti e oggetti di prima necessità ha dato forza in queste settimane al fiume della solidarietà spontanea di migliaia di cittadini. Un fiume dai mille rivoli, che rischiano però di disperdersi per mancanza di uno sbocco sicuro, che ne regoli il percorso e la destinazione finale.

Diceva Gianni Spartà, presidente del Circolo della Bontà Onlus di Varese, della sua idea di unire gli sforzi con altre associazioni come la sua, di fare in qualche modo squadra per essere ancora più efficaci e funzionali, canalizzando le donazioni, mettendole a frutto con interventi mirati, laddove sono più necessari e urgenti. Discorso che implica uno scatto culturale notevole, il superamento di steccati territoriali e di appartenenza, ma quanto mai attuale. In relazione alla stessa burocrazia che frena e complica la beneficenza, la tassa, spesso ne mortifica lo scopo.

Non sarà facile raggiungere l’obiettivo auspicato da Spartà, l’importante però è cominciare a parlarne anche in un momento come questo, dove al mecenatismo di un tempo si sostituisce una munificenza nuova, più ampia, generalizzata. Che scopre come sia sbagliato credere a una società egoista e insensibile nella sua totalità.

Le “buone notizie” che ci arrivano dicono invece del contrario. Ci basti ricordare la gara di solidarietà per una famiglia di Busto Arsizio: ne ha scritto Simona Carnaghi su Malpensa24, papà e mamma senza più un lavoro a causa della crisi sanitaria, una bimba disabile, le bollette e l’affitto da pagare, lo sconforto, anzi, la disperazione a rendere fosche le giornate. Ebbene, persino dall’America è arrivato un assegno. Un singolo fatto, però importante e significativo, che, assieme a tanti altri, alimenta la speranza.

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