ELEZIONI AMERICANE 2020 Parte il tour negli Swing State. Dove vincere per forza

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Il grande circo dei tour elettorali è partito. Trump la scorsa settimana si è recato a Tulsa in Oklahoma, fortino repubblicano da oltre 30 anni, e in Arizona, inedito terreno di scontro per il Gop. In campo democratico, Biden è uscito dal suo Delaware ed è corso nella Pennsylvania dell’est, allarmato dai sondaggi che vedono Trump ancora in corsa nello stato che nel 2016 spianò la strada alla presidenza Trump.
Quella appena conclusa è stata una settimana certamente indicativa in termini di sondaggi. Le case demoscopiche hanno ormai individuato all’unanimità e con precisione quali saranno gli Stati chiave per l’elezione presidenziale 2020, e allora anche noi di elezioni americane 2020 proviamo a percorre insieme un viaggio virtuale nella mappa elettorale degli Swing State, provando ad analizzare i dati che i sondaggisti dei network americani sfornano di giorno in giorno.

FLORIDA

Il nostro viaggio non può non partire dalla calda e tanto sognata Florida, sogno e meta di tanti pensionati del New England e delle grandi metropoli della costa est. Questo grande penisola, che segna il confine tra l’oceano Atlantico e Golfo del Messico, ha una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti e assegna ben 29 grandi elettori. Trump sa che non può perdere in questo grande Stato, nel 2016 riuscì a vincere con una margine di circa 100 mila voti (1,2% di scarto).
In questi ultimi mesi Trump e Biden, nei sondaggi, sono rimasti sostanzialmente alla pari, ma quest’ultima settimana due importanti Network americani e il New York Times segnalano un vantaggio di Joe Biden di oltre 6 punti percentuali. Se confermato un vantaggio abissale in uno Stato da sempre in bilico. Una sconfitta in Florida dimezzerebbe drasticamente le possibilità di una riconferma di Donald Trump,  sarebbe difficilissimo compensare un deficit di 29 grandi elettori per i repubblicani e significherebbe vincere gran parte degli altri swing state: Michigan (16 grandi elettori), Pennsylvania (20 grandi elettori) e uno tra North Carolina e Arizona, sperando di non aver sorprese in Georgia, Iowa e Texas.
D’altro canto una sconfitta democratica non condannerebbe Joe Biden, che comunque avrebbe la possibilità di rifarsi nel midwest  portando la sfida decisiva in Arizona, Colorado, North Carolina e Georgia.

NORTH CAROLINA

Risalendo la spiagge sabbiose e soleggiate della Florida, percorrendo la interstate 95, si arriva in North Carolina. Una delle più antiche colonie britanniche, esplorata dal nostro connazionale Giovanni Da Verrazzano, qui nel 2016 Trump vinse con 3 punti di margine sulla rivale Clinton, ribaltando i sondaggi che davano l’ex segretario di stato in vantaggio. Fu la prima vera delusione democratica nella notte elettorale, facendo presagire una rimonta clamorosa del Tycoon newyorkese. Oggi Trump sembra essere pienamente in corsa, alcuni sondaggi lo accreditano addirittura in leggero vantaggio, anche se questa settimana il New York Times lo segnala indietro di 2 punti rispetto a Biden.
Con i suoi 15 grandi elettori per via dei suoi quasi 10 milioni di abitanti la Carolina del Nord potrebbe essere l’ancora di salvataggio di Trump, ma al Presidente non basterà colorare di rosso questo importante Stato della costa est, ma potrebbe essere come nel 2016 il primo vero campanello d’allarme per i democratici.

PENNSYLVANIA

Lasciando la costa atlantica ci addentriamo nella bellezze naturalistiche della Pennyslvania. Uno Stato poco conosciuto ma ricco di attrattiva. Nel 2016 la Clinton, forse consapevole del recupero in extremis di Trump, organizzò un evento faraonico proprio a Philadelphia, consapevole dell’importanza di conquistare questo grande stato, che assegna ben 20 grandi elettori.
La Pennsylvania è grande e molto articolata, alternando grandi aree urbane come Philadelphia e Pittsburgh a grandi  aree rurali dove Trump è riuscito nel 2016 a fare man bassa di voti.
Oggi, più che mai, la Pennsylvania sembra essere il vero termometro politico americano e il dato che uscirà dalla urne potrebbe segnare la corse dell’uno o dell’altro candidato, infatti né Biden né Trump possono fallire in questo Stato. Il dato della Pennsylvania potrebbe, come nel 2016, essere molto simile al dato di Ohio, Iowa e Michigan e tracciare il profilo del futuro Presidente. Non a caso Trump infilò un “filotto” perfetto vincendo in tutta la rust belt, dalla Pennsylvania fino alle pianura del Wisconsin, passando dal Michigan.

WISCONSIN e MICHIGAN

La vere sorprese del 2016. Due sconfitte che bruciano ancora per i democratici.
Proseguendo nel nostro viaggio elettorale si costeggia il grande lago Eire percorrendo verso ovest la storica interstate 90, lasciandosi alle spalle l’Ohio si svolta a nord verso la grande città di Detroit, simbolo dell’America industriale degli anni 80.
Qui Trump nel maggio/giugno 2016 era dato dai sondaggi in grande svantaggio, ed in particolare in Michigan la Clinton era registrata in netto vantaggio con oltre 3,5 punti percentuali e in Wisconsin addirittura con un vantaggio medio di oltre 6,5 punti. Trump riuscì nel miracolo di ribaltare due Stati di tradizione democratica strappando un risultato clamoroso quanto storico.
Oggi in Wisconsin si registra un vantaggio rassicurante per Joe Biden, mentre i dati che arrivano dal Michigan, seppur positivi per i democratici, lasciano ancora diversi dubbi. Senza dubbio Wisconsin e Michigan sono indispensabili per i democratici infatti i 26 grandi elettori che insieme assegnano questi due Stati devono essere il trampolino di lancio per arrivare alla fatidica soglia dei 270 grandi elettori necessari per ottenere la vittoria presidenziale. Per vincere in questi stati bisogna serve l’appoggio dei sindacati e delle tute blu oltre al sostegno delle aree rurali del nord, se il dato occupazionale tornerà a salire Trump potrebbe ripetere il miracolo del 2016, in caso contrario andrà in contro ad una certa sconfitta. La sensazione però è che questi due Stati siano più decisivi per i democratici rispetto ai repubblicani.

ARIZONA e TEXAS

Concludendo il nostro viaggio e lasciando il grand nord, percorrendo la interstate 44 che attraversa Illinois, Missouri, Oklahoma si arriva nei sobborghi della grande area urbana di Dallas in Texas, simbolo di modernità e di rilancio economico.  La notizia vera di quest’anno è che Texas e Arizona sono classificati come swing state.
Qui è in corso un vero e proprio cambio generazionale che sta portando ad una riequilibrio della piattaforma elettorale. Banalizzando il Texas non è più lo Stato di petrolieri e mandriani ma è c’è tutto un sub strato sociale in fermento che sta mettendo a dura prova la tenuta del partito repubblicano. I numeri dicono che Trump e Biden sono sostanzialmente alla pari. Come per Michigan e Wisconsin, Texas e Arizona sono fondamentali per i repubblicani infatti il solo Texas assegna 38 grandi elettori e una sconfitta repubblicana segnerebbe la fine di Donald Trump.

La campagna elettorale è iniziata, ed è arrivato il momento di allacciare le cinture per seguire il grande circo mediatico dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America, un viaggio unico nelle diversità e nelle contraddizioni di uno dei paesi più incredibili al mondo.

Giacomo Iametti

Lo speciale Elezioni Americane 2020 ci accompagnerà fino al prossimo 3 novembre, giorno delle 59esime elezioni presidenziali nella storia degli Stati Uniti. Si tratta di un appuntamento settimanale a cura di Giacomo Iametti e Simone Cecere, creatori della pagina Instagram Elezioni Americane 2020 (CLICCA QUI per accedere), una striscia quotidiana di poco più di un minuto in cui, attraverso Stories, sondaggi, grafici e approfondimenti, viene raccontato tutto ciò che succede Oltreoceano nella corsa alla Casa Bianca.

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