Per salvare Accam dal fallimento entra in gioco Cap Holding. Ma il tempo stringe

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BUSTO ARSIZIO – Nell’operazione di salvataggio di Accam potrebbe entrare anche Cap Holding. A chiamare ufficialmente ad un «coinvolgimento diretto» la società interamente pubblica che gestisce il ciclo idrico integrato nella città metropolitana di Milano, nei giorni scorsi già invitata informalmente a ragionare al tavolo con Amga, Agesp e i comuni di Busto Arsizio e Legnano, sono 7 sindaci dell’Altomilanese, insieme al sindaco di Busto Emanuele Antonelli. L’obiettivo è creare una partnership che, unendo i player che si occupano di ambiente sul territorio a cavallo delle due province, possa portare non solo alla ristrutturazione di Accam, ma anche alla realizzazione di un ambizioso progetto legato all’economia circolare, che si occupi di smaltimento dei rifiuti ma anche dei fanghi di depurazione, per la produzione di calore da utilizzare per il teleriscaldamento.

La situazione

Il tempo stringe, con Accam che a metà dicembre dovrà approvare il bilancio 2019 e darsi una prospettiva di continuità rispetto alla complicatissima situazione finanziaria e gestionale in cui versa, per evitare il rischio del fallimento. Il piano di salvataggio, su cui Amga era pronta a mettere in campo un investimento da 8 milioni, approvato nell’ultima assemblea dei soci Accam, potrebbe essere ormai solo la base di partenza di un’operazione di ben più ampio respiro, ma ancora tutta da definire. Anche dal punto di vista politico, visto che a Busto Arsizio l’amministrazione ha coinvolto le opposizioni nella discussione ma la Lega, con una parte della maggioranza, continua a considerare imprescindibile la scadenza del 2027 per lo spegnimento dell’inceneritore di Borsano. Una scadenza che appare incompatibile con ogni ipotesi di investimento attualmente in campo.

La lettera a Cap Holding

La richiesta di un «coinvolgimento diretto di Gruppo CAP» nel futuro di Accam è stata messa nero su bianco in una lettera indirizzata la presidente di Cap Holding Alessandro Russo (e per conoscenza ad Amga e Agesp) e firmata dai sindaci di Arconate, Legnano, Parabiago, Magnago, Robecchetto con Induno, Turbigo e Villa Cortese, ma sottoscritta anche dal sindaco di Busto Arsizio. «In quanto azienda pubblica già coinvolta in un ampio processo di sinergie di rete – si legge nella missiva degli otto comuni – Cap può diventare il promotore, insieme a tutte le amministrazioni ed aziende pubbliche del territorio dell’Altomilanese e del Varesotto, di un piano di sviluppo ampio e strutturato che abbia l’obiettivo, come avvenuto in casi analoghi, di individuare le potenzialità, i flussi e le possibili sinergie per render concreto l’ingresso del nostro territorio nell’economia circolare e consentirgli di essere protagonista di quel “green deal” che l’Unione europea ci assegna come sfida del millennio».

Qui Borsano

Il comitato ecologico Inceneritore e Ambiente di Borsano si schiera contro la prospettiva di un ingresso di Cap Holding nell’operazione di salvataggio, considerando negativamente l’esempio della biopiattaforma di Sesto San Giovanni: «Il nostro comitato non scambia la salute, con un pur sempre inquinante inceneritore, con un po’ di acqua calda per riscaldamento – sottolinea il portavoce del comitato Adriano Landoni – ci opponiamo a qualsiasi inceneritore ma siamo favorevoli ad una forma di smaltimento non inquinante secondo l’economia circolare raccomandata dall’Europa. Per questo non si capisce come possa fallire una società come Accam con ricavo 2018 di 16 milioni, dove vengono bruciati tutti i soldi, ma richiediamo un piano di spegnimento dell’inceneritore con bonifica e salvaguardia del personale».

Qui Legnano

Interviene sul tema anche Franco Brumana, consigliere comunale di Legnano del Movimento dei Cittadini, secondo cui la lettera dei sindaci a Cap Holding «appare una supplica a questa società a diventare promotrice di un piano di sviluppo di economia circolare» ma anche «un espediente» per giustificare «l’avvio di un’operazione industriale di enorme portata» che prevede di «convogliare in questo territorio i fanghi di depurazione provenienti da un’area molto più vasta». Brumana ritiene, da un lato, «discutibile alla luce della disastrosa esperienza di Accam, interamente pubblica» escludere il possibile intervento dei privati, dall’altro «eccessivo che ora, con la nobile giustificazione dell’economia circolare, si recepiscano anche i fanghi dei depuratori prodotti altrove». E conclude: «I cittadini avrebbero bisogno di sincerità, di chiarezza e di trasparenza».

Qui Castellanza

A Castellanza interviene un altro consigliere comunale di opposizione, Michele Palazzo di “Sognare Insieme Castellanza”, che ha depositato una mozione per chiedere di «intraprendere azioni legali nei confronti di ex presidenti, consiglieri del CdA, sindaci e consiglieri comunali che con il loro voto hanno permesso e avallato gli indirizzi politici fallimentari, creando un disastro economico e ambientale nel territorio e nella pubblica società Accam Spa».

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