Perquisizioni nella “Maroni Presidente”. Indagato l’assessore Galli, lo stupore di Candiani e Cassani

Perquisizioni associazione Maroni Presidente

MILANO – «Preciso di non avere mai avuto nell’associazione che porta il mio nome alcun ruolo gestionale e operativo. Sono tuttavia certo della correttezza della gestione da parte del presidente e dei consiglieri». Sono queste le primissime dichiarazioni di Roberto Maroni dopo che le Fiamme Gialle hanno eseguito oggi, 10 dicembre, una perquisizione all’interno dell’associazione “Maroni presidente”, il gruppo che supportò con una lista civica la sua elezione in Regione Lombardia. Secondo quanto si apprende, le perquisizioni dei finanzieri avrebbero interessato anche uffici e domicili a Milano, Monza e Lecco. Al momento risulta una sola persona indagata ed è il presidente dell’associazione, l’attuale assessore regionale alle Autonomie e alla Cultura Stefano Bruno Galli.

Candiani e Cassani nel consiglio direttivo

Lo stupore dell’ex governatore è il medesimo dei componenti del consiglio direttivo. Tra loro anche due esponenti di spicco della Lega in provincia di Varese: l’ex Sottosegretario agli Interni Stefano Candiani e l’attuale sindaco di Gallarate, Andrea Cassani. Raggiunto al telefono, Candiani dichiara: «Non ne so nulla, ho appreso la notizia dalle agenzie. Per quanto mi riguarda non so nemmeno dove sia la sede di questa associazione che mi risulta sia stata addirittura sciolta tempo fa. Non so nemmeno di cosa si stia parlando». Anche da Gallarate le dichiarazioni del diretto interessato hanno il medesimo tenore.

I 49 milioni della Lega

La guardia di finanza avrebbe messo gli occhi sulla Maroni presidente. Si tratta di un’associazione che, percependo contributi pubblici, aveva depositato – così come prevede la normativa – tutta la documentazione e bilanci al Senato e alla Camera, certificati dai Revisori dei conti e dalla  Commissione dei partiti.
L’inchiesta genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega avrebbe ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni.  L’ipotesi su cui stanno ora lavorando i magistrati genovesi riguarda il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate: secondo i pm parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti dalla procura. La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero soldi dello stesso istituto, slegati dal partito.  A giugno scorso, inoltre, investigatori e inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente «fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi».

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