Porfidio lascia Busto: «Me ne vado con amarezza». La cena d’addio con gli amici

BUSTO ARSIZIO – «Addio Busto, ti ho amato tanto e mi hai dato tanto. Ma non ti riconosco più». Audio Porfidio se ne va. L’impresa di traslochi è al lavoro nel suo appartamento di via Gavinana per impacchettare tutto con destinazione Stanghella, il paesino della provincia di Padova dove ha deciso di trasferirsi dopo aver vissuto a Busto Arsizio per più di cinquant’anni. «Me ne vado con amarezza» confessa, mentre gli operai chiudono gli scatoloni con il nastro adesivo. «Busto è un degrado unico e non ha avuto alcun rispetto per le opere che ho donato, come le aiuole». Tornerà presto a Busto, ma solo per invitare l’ultima volta a cena gli amici di sempre. Perché la decisione di dire addio ormai è definitiva.

Il messaggio di addio

«Me ne vado con il pianto nel cuore» ammette Audio Porfidio, ex consigliere comunale e leader del movimento La Voce della Città, alla vigilia della sua partenza verso la sua nuova casa, in Veneto. «Pensavo di morire in questa città, di rimanere per sempre a Busto: non avrei mai voluto cambiare la città che mi ha dato tanto, ma davvero tanto. Busto era il mio lavoro, la mia passione, non la potrò mai dimenticare. Mi spiace molto, ma mi sento come un innamorato che viene tradito e deluso. Vedere la città nel degrado è un colpo al cuore. Il mostro dei Cinque Ponti e le bare nelle rotonde, come quella dei Tre Ponti, dicono tutto: Busto è una città destinata a morire, giorno dopo giorno si spegne. Come i lampioni sulle strade».

L’ultimo “j’accuse”

Nel mirino c’è, per l’ultima volta, la politica: «Quando ero consigliere comunale ho fatto tante interrogazioni, interpellanze, ho lottato e combattuto, ma non è bastato – ribadisce Porfidio – ho conosciuto sindaci che erano uomini veri che amavano la città, mentre gli ultimi sono stati una delusione unica. Ma anche i cittadini di Busto hanno le loro responsabilità, se continuano a votare sempre gli stessi per governare la città: sono i primi che non vogliono cambiare, forse alla gioventù non interessa, loro se possono scappano via, mentre gli anziani tirano a campare».

«Le mie aiuole abbandonate»

La scintilla che lo ha convinto a lasciare però è molto personale: «Mi ha scocciato molto vedere le mie opere trascurate – rivela l’ex consigliere comunale – l’aiuola davanti al palazzo di giustizia era un fiore all’occhiello ma l’hanno fatta diventare un bosco e ho dovuto sistemarla a mie spese, mentre il cubo di piazza Garibaldi l’hanno tolto con la scusa che dava fastidio al pullman. Non hanno avuto nessun rispetto per chi ha compiuto in modo disinteressato azioni a favore della città, perché chi governa pensa solo alle opere di facciata, come le luci di Natale che fanno schifo». Una vera e propria requisitoria, dopo anni di battaglie con La Voce della Città. Che rimarrà aperta, almeno per ora, nel suo ufficio di viale Cadorna.

«Troppo degrado, vado via da Busto»: Porfidio dice addio. Ma non spegne la Voce

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