Nuove povertà: a Varese raddoppiati gli utenti della Casa della Carità

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VARESE – «Prima del Covid erano 800 le persone che accedevano ai nostri servizi, ora sono 1530, quasi il doppio». A parlare è don Marco Casale, responsabile decanale della Caritas di Varese e della Casa della Carità della Brunella. Una realtà storica, che si occupa dei poveri fin dal 1938, e che ha registrato un aumento sensibile delle sue attività in seguito all’emergenza sanitaria.

Nuove povertà che emergono

Don Marco Casale ha affrontato il delicato tema nel corso del terzo appuntamento de “La Finestra del Lunedì”, ciclo di serate online promosso dal Partito Democratico di Varese. “La Pandemia e le nuove povertà” era il titolo dell’incontro che si è svolto lunedì 26 aprile. I numeri snocciolati dal sacerdote fotografano in modo chiaro i pesanti effetti del Covid in città. «Attualmente distribuiamo gratuitamente alla Casa della Carità 90 pasti al giorno», ha sottolineato don Casale. Nel 2019 sono stati erogati 23mila pasti, nel 2020 invece 32mila: un aumento del 40%. In crescita anche il numero di persone che si stanno avvicinando al servizio. Sono circa 30 ogni settimana i colloqui con le persone che chiedono di poter accedere. E alla Brunella oltre alla mensa vengono offerti numerosi altri servizi. Innanzitutto il guardaroba, che a marzo ha avuto 145 accessi, quindi il servizio docce, attivo due pomeriggi a settimana con una media di 30 docce settimanali. C’è anche un servizio di distribuzione dei farmaci, con 25 persone servite a settimana. Infine l’emporio solidale, a cui fanno riferimento 63 famiglie per la spesa mensile. Prima del Covid erano 36.

Uomini italiani la fascia più colpita

Don Marco Casale ha anche stilato un identikit dei nuovi poveri di Varese. «Si tratta soprattutto di italiani, in particolare persone che lavoravano in nero o con contratti a chiamata che sono scaduti. Ci sono ex addetti della ristorazione o del comparto turismo, eventi e fiere. Qualcuno arriva dall’edilizia e dai servizi alla persona, e c’è anche qualche partita Iva». La categoria più colpita è quella degli uomini di nazionalità italiana. Prima del Covid erano il 45% del totale degli accessi, col primo lockdown sono saliti al 50% e ora sono il 56%. Meno colpite le donne italiane, passate dal 23% al 30%. C’è stato un aumento anche tra gli stranieri, soprattutto badanti e caregiver, ma in proporzioni minori rispetto agli italiani. Un altro dato significativo è relativo alla presenza dei senza fissa dimora. «Prima erano l’82% di chi accedeva – ha detto don Casale – ora sono il 50%. C’è stato un aumento delle famiglie che fanno parte della cosiddetta povertà relativa, cioè chi prima non era in una situazione di bisogno».

Il ruolo dell’amministrazione

La serata ha visto anche la partecipazione di due esponenti dell’amministrazione comunale. Francesca Ciappina, presidente della Commissione servizi sociali, ha ricordato l’impegno dell’amministrazione. «Ogni anno il Comune provvede a stanziare un contributo di sussidiarietà a favore delle associazioni. Noi come commissione dobbiamo stabilire quali sono le attività prioritarie. In questa fase sono senza dubbio il sostegno alimentare e l’accoglienza dei senza fissa dimora». La consigliera ha ricordato anche la nuova iniziativa di raccolta alimentare. La chiusura è stata affidata a Roberto Molinari, assessore ai servizi sociali, che ha parlato delle prospettive future. «Per i prossimi anni vanno individuati tre ambiti per le politiche sociali. La prima sono gli anziani, una delle fasce più colpite in questo momento. Quindi la disabilità, per cui dobbiamo mettere a disposizione servizi e assistenza. Infine servono politiche di prevenzione per adolescenti e preadolescenti».