Pro Patria, non ce la raccontano giusta

Torniamo su un argomento – la contiguità tra politica e vicende societarie della Pro Patria – che ha fatto saltare la mosca al naso a più di una persona coinvolta nella vicenda. Durante la conferenza stampa di presentazione della nuova proprietà napoletana della squadra biancoblù, l’ex presidentessa Patrizia Testa ha seccamente smentito che Palazzo Gilardoni abbia avuto un ruolo nelle trattative per il passaggio del pacchetto azionario della società e che, nonostante il suo coinvolgimento elettorale con la lista di Emanuele Antonelli, i due piani vanno distinti. Non è obbligatorio crederle. Anche per un altro motivo: il repentino spostamento dell’incontro con i giornalisti da Palazzo Gilardoni, dove era stato convocato in un primo momento, alla sala stampa dello stadio Speroni.

Cambio di sede immediatamente successivo alla notizia dell’arresto del presidente del Consorzio Sgai, che ha appunto acquistato la squadra di via Cà Bianca. Come a dire: il Comune di Busto Arsizio non c’entra nulla con le vicende giudiziarie in corso. Ci mancherebbe. Benché sia facile supporre che la politica, adesso sia in fuga, e cerchi di negare ciò che tutti vedono o sanno. E cioè, lo stretto legame elettorale tra Patrizia Testa e il sindaco Emanuele Antonelli. I quali sconfessano la pur normale e comprensibile complicità, ma non possono evitare che si pensi come l’intera questione abbia fatto tappa nell’ufficio più importante di via Fratelli d’Italia.

Né, ci pare, possa esserci qualcosa di male nell’ammettere che Antonelli abbia ultimamente inciso nelle questioni biancoblù. Lo testimonia, ad esempio e se mai ce ne fosse bisogno, la storia del parcheggio davanti allo Speroni tolto ai tifosi e “affidato” all’Antoniana, senza che la signora Testa, come tutti si aspettavano, aprisse bocca. Questioni di affinità e opportunità politiche, evidentemente. E nemmeno si può far finta di passar sopra all’acclarata incompatibilità della signora Testa tra la sua carica di massimo rappresentante della Pro Patria e quella di consigliere comunale. Situazione che si è cercato di tenere sotto traccia al punto che, resa nota, ha suscitato palese ostilità contro chi ne ha dato notizia. E c’è stato anche chi ha gridato al complotto. Da non credere. Il tutto da riferire all’autoritarismo oggi imperante a Palazzo Gilardoni, all’opacità di questioni avvolte da “assordanti silenzi” (campus, derivati, Coop), compresi gli ultimi sviluppi della Pro Patria. Che si inseriscono in un contesto spesso impenetrabile per scelta, persino su problemi di ordinaria amministrazione.

Questa però è un’altra storia. Per restare alla società biancoblù, le garanzie del Consorzio Sgai di neutralità giudiziaria rispetto all’arresto del suo presidente possono anche essere credibili. Una tale situazione non può comunque generare tranquillità per il futuro. I nuovi padroni della Pro avranno i soldi (da qualche parte abbiano letto che gestiscono un portafoglio di un miliardo e mezzo di euro, come una multinazionale!), saranno davvero appassionati di calcio, come ha affermato Domenico Citarella in conferenza stampa, impareranno ad amare i colori biancoblù, sono forse il meglio del meglio sul versante degli acquirenti, ma le premesse non rasserenano. Bisogna essere ciechi e sordi per dormire sonni tranquilli. Soprattutto davanti alle accuse di truffa per il presidente finito in cella, che in qualche modo sovverte gli equilibri gestionali dello stesso Consorzio. E davanti a una politica locale che non ce la racconta giusta: nessuno a Palazzo Gilardoni ha ancora sentito il dovere di metterci la faccia. Al massimo si è limitato a gettare fango su chi non gli fa la riverenza. Nessun problema, tutto lavoro per gli avvocati.

Pro Patria: vedi Napoli e poi (non) muori

busto pro patria politica – MALPENSA24