Processo Fratus, difese all’attacco: «Nessun posto in Ala in cambio di voti»

cacucci processo fratus

LEGNANO – «C’erano due anime in Alternativa Popolare. Una, che faceva capo a Luciano Guidi, vocata al centrodestra. L’altra, che faceva capo a Daniela Colombo, rivolta al centrosinistra di Centinaio». Maira Cacucci (nella foto), legale dell’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, nel contro esame al maresciallo della Gdf di Milano Michele Martino, che ha seguito l’intera indagine coordinata dal pubblico ministero di Busto Nadia Calcaterra che il 16 maggio ha portato all’arresto dell’ex primo cittadino di Legnano, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’assessore ai Lavori Pubblici Chiara Lazzarini, ha messo in campo la propria esperienza politica.

Prevalse l’area di centrodestra

Cacucci era assessore (ex dopo il decadimento del governo cittadino legnanese) alla Sicurezza con la giunta Fratus. Nell’incalzare il teste, il legale ha accennato a presunti retroscena politici che, all’epoca, la videro parte attiva in quanto candidata. In sintesi: Guidi non destinò i propri 1.000 voti a Fratus in sede di ballottaggio in cambio di un posto nel Cda di Ala per la figlia Martina. Nell’elettorato della lista civica Alternativa Popolare prevalse l’area favorevole al centrodestra e quindi allo stesso Fratus. Per Cacucci, inoltre, le telefonate di Lazzarini con terzi, durante le quali l’ex assessore parla della nomina della figlia di Guidi come di «un pegno elettorale, con i partiti d’accordo» non bastano da sole a provare la turbativa elettorale contestata al suo assistito. Cacucci, con Cesare Cicorella, difensore di Cozzi, hanno ridefinito come «incarichi fiduciari» quelle che, secondo la procura, sarebbero invece gare tagliate su misura dagli ex amministratori per nominare i loro uomini di fiducia nei posti chiave di loro interesse. Lunedì 9 dicembre potrebbe in qualche modo sciogliersi, in un senso o nell’altro, il nodo della turbativa elettorale contestata a Fratus. Fra i testimoni in elenco, infatti, c’è l’ex assessore di Forza Italia Letterio Munafò, ovvero l’uomo al quale Lazzarini intercettata parlò di pegno elettorale. Guidi padre, per contro, avrebbe sempre negato l’avvenuto scambio. Va detto che, per lui, a sua volta indagato, la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio.

processo fratus voti ala – MALPENSA24