Referendum: errori di oggi e guasti di domani

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di Massimo Lodi

C’è qualcuno che si sorprende per il fallimento dei referendum? No che non c’è, se buonsenso, razionalità, realismo hanno ancora un significato. I quesiti erano malposti, la formulazione nebulosa qui e là, l’argomento lontano dalla sensibilità civica (peraltro con l’handicap d’una competenza linguistico-matematica inferiore alla media dei 36 paesi Ocse). Questa sensibilità civica chiede una risposta di procedimenti giudiziari veloci, verdetti inappuntabili, tutela delle vittime accertate, ma anche dei presunti colpevoli. Questa sensibilità civica rifiuta una serie di domande complesse.

Roba tecnica, di cui ha da occuparsi un governo (che l’ha fatto, per quanto sia discutibile la riforma Cartabia) e ne deve dibattere un Parlamento. Lo capisce chiunque, tranne chi lo dovrebbe capire per primo. Ovvero una classe politica – in tal caso la sua componente di centrodestra – che ha cavalcato una battaglia perduta in partenza, dandola (boh) per vittoriosa. 

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Massimo Lodi

Altro che colpa/congiura dei mass media. La responsabilità è di ch i- Salvini in testa, seguito da Berlusconi, Renzi, Calenda, Bonino – non ha saputo sintonizzarsi sull’umore nazionale. E ha poco creduto nell’iniziativa promossa, supportandola al peggio. E ha ulteriormente picconato l’istituto referendario, derubricandolo da sicuro mezzo della democrazia diretta a deludente fine della medesima. E, con la velleitaria chiamata alle urne, ha messo a rischio la motivazione per andarci un’altra volta. Il fenomeno dell’astensionismo non aspettava di meglio per consolidarsi.

Risultato: molti problemi della giustizia restano insoluti, insieme con quelli della relazione tra rappresentati (i cittadini) e rappresentanti (le istituzioni).

Gl’italiani, dice irritato Berlusconi, sono masochisti. Ma non perché, come fa intendere, si rifiutano di partecipare alla correzione di normative migliorabili. Perché insistono a dare fiducia a delegati d’una Camera e d’un Senato – e a leader di partito – che demeritano, per inadeguatezza, del bene popolare ricevuto in dono. Utilizzandolo così male da obbligare a svolgere il loro mestiere gl’impreparati a svolgerlo, purtroppo con i disastrosi risultati visti a frequenza ormai regolare (invalidate otto delle ultime nove consultazioni abrogative): referenti fallimentari a Roma, referendum fallimentari in tutt’Italia. Siamo delusi, siamo disillusi.

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