Renzi non scalda il PD di Busto. Il segretario Dem: «Scissione di palazzo»

BUSTO ARSIZIO –  «A Busto non tutta la base ha già digerito la nascita del nuovo Governo con il Movimento 5 Stelle e il fatto che Renzi si sia esposto in quella fase genera molta prudenza da parte degli iscritti. Non mancheranno quindi momenti di discussione e di confronto nelle prossime settimane, anche se l’operazione di Renzi resta tutta da capire. Al momento credo che quasi tutti gli iscritti confermeranno la loro adesione al PD», spiega in una nota ufficiale il segretario del circolo PD di Busto Arsizio Paolo Pedotti.

Non c’è pace per il PD

«Non c’è pace per la casa del Partito Democratico. Si tratta di un momento difficile per tutto il centrosinistra. Meno di due settimane fa entrava in carica il governo Conte bis, fortemente voluto da Beppe Grillo e dall’ex segretario PD Matteo Renzi. Oggi si consuma invece lo strappo finale di questo verso il partito che ha guidato per ben 2 volte fino a poco tempo fa».

Il rapporto con il Governo Conte bis

Secondo Pedotti la scissione di Matteo Renzi e la formazione del governo giallorosso sono collegate: «Il fatto che sia stato lo stesso Renzi a dettare la linea al Partito Democratico per un accordo con il Movimento 5 Stelle può sembrare un paradosso, ma non lo è. L’accettazione del nome di Giuseppe Conte quale Presidente del Consiglio, l’assenza di un vicepremier del Partito Democratico e la forte continuità nei nomi dei componenti del governo dei 5 Stelle rappresentano elementi di un accordo al ribasso fortemente voluto da Renzi per lavorare alla nascita del nuovo soggetto, legando le mani a Zingaretti e al PD – continua Pedotti – Il Governo Conte bis rappresenta infatti uno “scudo” per Matteo Renzi: qualunque chiusura del Partito Democratico verso i nuovi fuoriusciti a livello nazionale potrebbe minare la tenuta dell’esecutivo ed essere bollata come “fuoco amico”. L’ex segretario avrebbe allora tutto il tempo per riorganizzarsi, anche e soprattutto ai danni del suo vecchio partito».

L’assenza di motivazioni politiche e il rapporto con il Pd

Il segretario dem esprime scetticismo sull’operazione e sull’intento della stessa: «Come molti hanno fatto notare, non esiste una motivazione politica dietro a questa scissione. Insomma, non è cambiato nulla dal 16 al 17 settembre e paradossalmente le ultime scelte della direzione nazionale sono state adottate all’unanimità. Il nuovo partito renziano nasce in continuità con i governi Renzi, Gentiloni e Conte bis ed è quindi chiaro che il rischio sia quello di ottenere una sovrapposizione nei temi e nei contenuti con il Partito Democratico al posto di arginare il forte consenso verso la Lega di Salvini».

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