Salgono i contagi. Regione: «Altri 200 posti letto d’intensiva e 2.000 per gli acuti»

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MILANO – Il Covid non rallenta la sua corsa in Lombardia e agli ospedali della Lombardia viene chiesto di potenziare ancor di più i posti letto: da quelli di terapia intensiva a i posti per i sub acuti e di comunità e sorveglianza. A dare indicazioni a tutta la macchina sanitaria è proprio la Regione, la quale con un documento inviato a tutti i vertici delle strutture ospedaliere pubbliche e private, ma anche alle case di cura e alle Ats lombarde si fissa l’obiettivo di un significativo ampliamento delle disponibilità ricettive di pazienti Covid sia ambito di assistenza ad alta densità di cura sia per l’assistenza ordinaria.

Più posti letto in pochi giorni

E’ uno sforzo importante quello che il Welfare lombardo chiede alle aziende sanitarie, le quali ancora una volta sono chiamate a mettere in atto una massiccia riorganizzazione dell’assetto. A suggerire l’incremento della ricerca di posti letto sono le proiezioni dei contagi. Sulla base delle quali gli ospedali lombardi dovranno predisporre almeno 200 letti in più di di terapia intensiva da dedicare ai pazienti Covid, quasi tutti da “trovare” nei 18 ospedali hub individuati nel piano sanitario anti-Covid; circa 2.200 posti letto per gli acuti e di questi almeno il 15 percento con possibilità di assistenza ventilatoria non invasiva. Inoltre occorrono anche 1.000 posti letto per i casi sub acuti e di “comunità o sorveglianza. Numeri che dovrebbero così portare ad avere nelle prossime ora una disponibilità su scala regionale di 4.000 posti letto ordinari e di 450 posti in terapia intensiva.

Insomma i presidi ospedalieri lombardi dovranno dare una belle accelerata alla riconversione che il Covid sta di nuovo imponendo dopo qualche settima di tregua illusoria. Un sistema che ora conta anche sulle strutture sanitarie temporanee realizzate alla Fiera di Milano e alla Fiera di Bergamo,

Si continua inoltre a pianificare il mantenimento per quanto possibile dell’attività ospedaliera no Covid e in questo caso, diventa strategica (come già accaduto durante la prima ondata) la collaborazione con le strutture sanitarie private.

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