Salvataggio Pro Patria, la politica nel pallone: tutti gli scenari possibili

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BUSTO ARSIZIO – La stagione sportiva 2021/22 si è chiusa al Nereo Rocco di Trieste, il podio dei migliori tigrotti è stato assegnato. Ma in casa Pro Patria, l’intricato rebus societario è tutt’altro che risolto. In vista delle inderogabile scadenze di Lega previste per fine giugno, facciamo il punto della situazione in casa biancoblù, dove il salvataggio della gloriosa squadra di Busto Arsizio sta diventando un affare di stato, con tanto di intrecci politici. Del resto i problemi della Pro Patria sono nati da lì: fra promesse mirate, incompatibilità non esplicitate, controlli non effettuati, silenzi eloquenti e soprattutto verità sotto intese, ma mai dette.

Lo statuts quo: punto di non ritorno

Al momento le quote di maggioranza dell’Aurora Pro Patria 1919 sono nelle mani del Consorzio Sgai, proprietario del 90% del pacchetto; il restante 10% è detenuto da Patrizia Testa, intestataria delle fidejussoni depositate in Lega per l’iscrizione. Dopo l’arresto di Galloro e il blocco dei conti, dal quartier generale di Napoli il presidente Domenico Citarella ha fatto sapere di aver ricevuto il mandato per vendere: “Sgai al momento non è operativo. Il Consorzio ha detto di non essere più in grado di pagare: siamo arrivati ad un punto di non ritorno“.

Piano A: il confine della trattativa

Nomi non se ne fanno, né si possono fare, ma alcuni imprenditori (non propriamente della zona, ma nelle vicinanze) che si erano fatti avanti in tempi non sospetti con Patrizia Testa, potrebbero aver tenuto vivo l’interesse. Trattare a Busto è una cosa, trattare a Napoli è un’altra, ma mai dire mai…

Piano B: soluzione ponte interna

Presentarsi alle prossime elezioni politiche con i libri della Pro Patria in tribunale equivarrebbe ad un autogol politico: un rischio che il partito più in voga del momento non vuole assolutamente correre. Ecco perché, in vista anche della candidatura di Busto Arsizio Città Europea dello Sport, sotto traccia c’è chi si sta muovendo per mettere assieme un gruppo di amici imprenditori, acquisire alcune quote del club per garantire almeno l’iscrizione della Pro Patria e poi gestire la trattativa con tempi meno ristretti. Al momento, il piano B, visti i tempi ristretti, sembra quello più accreditato a vedere la luce.

Ipotesi C: passione opposta

Non solo maggioranza. Anche l’opposizione avrebbe preso a cuore il salvataggio della Pro Patria. Sul tavolo un tentativo con un noto imprenditore del territorio, seppur da sempre interessato ad altri sport e non al calcio. Chissà magari che possa unirsi alla cordata di cui sopra: del resto la Pro Patria è un bene della collettività, con una sola bandiera.

Ipotesi D: prefisso orobico

Fra le varie manifestazioni di interesse, c’è stato anche un commercialista della Bergamasca che avrebbe contatto direttamente Citarella per chiedere informazioni. Chiedere, del resto, non costa nulla, ma da qui a dire che esiste una trattativa, francamente ce ne passa.

Ipotesi E: Malpensa e lavoro

Certi treni passano una sola volta nella vita. Ma è fuor dubbio che la zona Malpensa resti sempre un fulcro nevralgico a livello economico. Acquisire la Pro Patria, per chi in passato aveva fatto più di un pensierino, potrebbe insomma essere un bel biglietto da visita per entrare nell’economia del territorio.

Ipotesi F: fare legna

Senza dubbio la più preoccupante, con un passaggio di quote ad un’altra proprietà campana, o laziale, costituita ad hoc.

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