Saronno, derubava l’ospedale per aiutare l’amante: «Mi spiace per i pazienti Covid»

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SARONNO – Un legame d’amore e d’affari quello che univa Sara Veneziano, dirigente dell’area logistica della farmacia ospedaliera di Saronno, e Andrea Arnaboldi, imprenditore di Barlassina, arrestati oggi, lei dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Saronno, che hanno condotto l’inchiesta con il supporto dei militari della Guardia di Finanza di Varese, lui dagli uomini delle Fiamme Gialle. Entrambi sono accusati di peculato in concorso, l’imprenditore risponde anche di autoriciclaggio.

Tutto per favorire l’amante

Le manette sono scattate alle 7 di oggi, venerdì 5 giugno. La coppia è accusata di aver rubato lame monouso per laringoscopio e batterie per videolaringoscopio salvo poi rivenderle ad altre aziende socio sanitarie territoriali (Asst) e ad altri ospedali lombardi. Le indagini hanno preso il via lo scorso novembre quando il responsabile della struttura semplice della farmacia ospedaliera di Saronno e il direttore della struttura complessa delle farmacie ospedaliere di Busto e Saronno avevano segnalato delle anomalie. L’ipotesi iniziale era che Veneziano, approfittando del suo ruolo, ordinasse per l’ospedale di Saronno un numero di dispositivi maggiore rispetto a quello necessario alla Aritec srl, di cui Arnaboldi è titolare, in modo da “gonfiare” le casse dell’imprenditore. Il materiale veniva poi sottratto dai magazzini della struttura saronnese da Veneziani e restituito ad Arnaboldi che lo vendeva una seconda volta. Di qui l’accusa di autoriciclaggio.

Soldi spesi per cene e shopping

Le indagini hanno portato l’autorità giudiziaria a ipotizzare anche il reato di peculato: le immagini delle telecamere nascoste dagli inquirenti sono molto chiare. E lo stesso vale per le intercettazioni contenute nelle 35 pagine dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Busto Luisa Bovitutti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Veneziani approfittando del suo ruolo saccheggiava i magazzini dell’ospedale di Saronno per rifornire Arnaboldi di materiale sanitario gratuito (in quanto rubato e pagato dall’Asst Valle Olona) in modo che potesse rivenderlo ad altre strutture. Un incasso praticamente netto. Lo stesso Arnaboldi, del resto, spiega in un’occasione di vendere al minuto, senza fare magazzino. Questo perché il magazzino al quale aveva accesso era quello della struttura sanitaria saronnese.

Servivano per i malati Covid

In queste ore sono in corso le perquisizioni a carico dei due arrestati, i carabinieri hanno trovato a casa di Veneziani altro materiale sanitario considerato provento di illecito. In prima battuta gli inquirenti stimano in circa 10mila euro il “giro d’affari” messo in piedi dai due amanti in questi mesi. Una cifra non da capogiro che però consentiva alla coppia di togliersi qualche sfizio tra cenette, shopping e borse griffate. Tutto questo davanti all’emergenza Covid-19 che ha messo in ginocchio la Lombardia, con centinaia di morti, personale sanitario in prima linea con turni massacranti e carenze di dispositivi sanitari. E’ purtroppo noto che, nei casi più gravi, i malati Covid hanno bisogno di essere intubati, parola che tutti hanno imparato durante la drammatica emergenza sanitaria. Per “intubare” un paziente servono, appunto, lame monouso per laringoscopio e batterie per videolaringoscopio, materiale del quale durante le fasi più acute dell’emergenza c’era un disperato bisogno. E mentre c’era chi si ingegnava per stampare valvole in 3D finalizzate a trasformare delle semplici maschere da sub in respiratori per i malati e le donava gratuitamente agli ospedali di tutta la Lombardia, i due indagati avrebbero invece saccheggiato i magazzini dell’ospedale di Saronno.

Refurtiva “ripulita”

Stando agli inquirenti la coppia era attenta. L’attrezzatura rubata veniva “rupilita” dai numeri identificativi e sistema in scatole di cartone anonime (cioè non riportanti i marchi dei fornitori che avrebbero reso identificabile il materiale contenuto) per trasportare la refurtiva all’esterno dell’ospedale. Le immagini delle telecamere mostrano Veneziani che, scatolone in mano, raggiunge Arnaboldi in attesa sulla sua Bmw all’esterno dell’ospedale per consegnarli quanto “ordinato”. Perché di ordinazioni si sarebbe trattato stando alle intercettazioni. Le lame hanno misure diverse per adattarsi a tutti i pazienti (dai bambini agli adulti). Arnaboldi, sulla scorta delle richieste che riceveva da altre strutture (ignare di tutto), chiamava Veneziani che provvedeva a rifornirlo. E se in magazzino non c’era quanto richiesto provvedeva ad acquistarlo a carico dell’azienda ospedaliera e a “donarlo” all’amante.

L’emergenza usata per accelerare gli ordini

L’emergenza Covid non ha affatto fermato il presunto traffico della coppia. Il gip, nell’ordinanza, sottolinea la «Spregiudicatezza» di Veneziani «Che non solo non esitava a fare ordinativi suppletivi a nome dell’ospedale – al fine di reperire lame da regalare al suo amante – ma sollecitava la sua collaboratrice affinché da un lato questi ordini venissero “scaricati alla rianimazione…ai Covid”, verosimilmente per un’evasione più rapida dell’ordinativo, e dall’altro gli ordini venissero bloccati, facendo riferimento al biglietto con il quale era solita indicare quali beni dovessero essere fermati nel suo ufficio anziché transitare nei reparti richiedenti».

Mi spiace per i pazienti, però…

E ancora: «Veneziano Sara – scrive ancora il gip – Interessata solo ad assecondare le richieste dell’amante telefonava persino ad un suo reparto ospedaliero per chiedere in prestito due scatole di lame – in piena emergenza Covid 19, tenuto conto che dette lame servono anche per intubare i pazienti – promettendo di restituirle quando sarebbe arrivata una nuova fornitura». In un intercettazione Veneziani dice ad Arnaboldi: «Mi spiace per i pazienti…però» e al sollecito di Arnaboldi Veneziani aggiunge: «Per i pazienti, però, vorrei, sarei contenta di mettere in difficoltà (e cita il nome del titolare di un’azienda concorrente a quella dell’amante) viene messo un po’ in difficoltà». E Arnaboldi replica: «A quello sì. E allora se il motivo è quello mettilo in difficoltà».

Sottraeva attrezzature per la rianimazione per rivenderle, in manette dirigente ospedale Saronno

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