Sergio Rizzo a Gallarate: «Uscire dall’euro? Italiani ignorano le conseguenze»

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GALLARATE – Uno scenario surreale immerso in una realtà distopica: domenica 2 febbraio 2020, “La notte che uscimmo dall’euro” immaginata e descritta dal giornalista, vicedirettore di Repubblica, Sergio Rizzo, che ieri 22 ottobre, al Teatro Condominio, ha raccontato di economia e politica italiana ed europea entrando e uscendo dalle pagine del suo ultimo romanzo, per il pubblico di Duemilalibri.

Finzione? Mica tanto

Il libro si muove tra finzione letteraria e una realtà non tanto difficile da immaginare, perché vi compaiono sì fittizi presidenti del Consiglio e della Repubblica ma credibilissime agenzie di rating, lo spread, Alitalia. Il tutto con la descrizione dello scenario che si prospetta con l’uscita dall’euro. Rizzo con la palla di vetro? Affatto. «Ho solo dedotto ciò che può accadere considerando le attuali parti in causa dello scenario italiano: un professore universitario che dipende da due studenti fuori corso». Una semplice presa di coscienza della realtà quella dell’autore, che spera magari di smuovere qualche coscienza in più al contrario di quanto accadde nel 2007 ai tempi de “La Casta” scritta con Gian Antonio Stella: «Ci attaccarono per aver detto la verità, ma a nessuno venne in mente di cambiare quel sistema malato. Dopo il libro hanno ripreso a cazzeggiare, ed eccoci oggi al punto di partenza. Mi aspettavo una politica più seria che a un certo punto smettesse di fare campagna elettorale per iniziare a fare qualcosa per la gente».

«I politici poco onesti»

Ma cosa ne pensa Sergio Rizzo di questa temuta uscita dall’euro? Uno dei problemi starebbe nel fatto che «i politici ne parlano senza aver spiegato agli italiani cosa vorrebbe dire davvero: non significherebbe soltanto tornare a produrre moneta. Ma uscire dall’Europa, alzare dei muri: e come Italia possiamo sopravvivere da soli?». Il vicedirettore si dice convinto che i partiti sovranisti domineranno alle prossime europee: scontato, se i sostenitori dell’Europa unita non hanno saputo finora convincere del perché il blocco unico può essere ancora il punto da cui ripartire. «Ma non solo per una questione economica: ricordiamo che sono settant’anni che non ci spariamo a vicenda: ritroviamo la vera essenza dell’Europa». E conclude: «Nonostante tutto questo Paese può farcela, ma dobbiamo fare qualcosa ed assumerci delle responsabilità: l’Europa unita dipende anche dalla nostra permanenza al suo interno, dobbiamo assumere questa consapevolezza».

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