Docufilm Nastro d’argento al Sociale di Busto, Licia Maglietta è “La prima donna”

sociale busto licia maglietta 01

BUSTO ARSIZIO – Appena nominata direttrice didattica dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, Licia Maglietta si racconterà ai suoi studenti e al pubblico in un incontro al Teatro Sociale di Busto nell’ambito dell’edizione speciale del BA Film Festival 2020; l’appuntamento, in programma domenica 11 ottobre alle 15.30, ospiterà la proiezione de “La prima donna” documentario premiato con il Nastro d’argento sulla storia di Emma Carelli, diva del teatro d’opera. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria, inviando un’e-mail all’indirizzo prenotazioniBAcinema@gmail.com.

L’attrice dialogherà con Steve Della Casa

Partendo dalle tappe più importanti della sua carriera, tra teatro (“La locandiera” e “Tartufo” con la regia di Carlo Cecchi, “Delirio amoroso”, nato dall’incontro con Alda Merini, “Non tutto è risolto” al fianco di Franca Valeri), cinema (“Morte di un matematico napoletano” e “L’amore molesto” diretti da Mario Martone, “Pane e tulipani” di Silvio Soldini) e serie televisive (“In Treatment” per Sky Cinema e “Tutto può succedere” per Rai 1), l’attrice dialogherà con il direttore artistico del Baff Steve Della Casa sulla recitazione, sul suo concetto di cinema e di spettacolo in generale, e su quale pensa sia il ruolo dell’insegnamento in questi ambiti.

sociale busto licia maglietta 03

Una vicenda dimenticata dai libri di storia

Al termine dell’incontro verrà proiettato il film documentario “La prima donna”, nel quale Licia Maglietta è protagonista e voce narrante, insieme a Tommaso Ragno. Diretto da Tony Saccucci e prodotto da Istituto Luce Cinecittà con il Teatro dell’Opera di Roma, il film è stato premiato con il Nastro d’argento 2020 come migliore docufiction. «“La prima donna” racconta la vicenda vera, incredibile e dimenticata dai libri di storia, di Emma Carelli: diva assoluta del teatro d’opera di inizio Novecento, soprano acclamata nei teatri lirici d’Italia, Europa e Sudamerica, stimata da personaggi come Caruso, Arturo Toscanini, Gabriele D’Annunzio».

Le pressioni del regime

Carelli raggiunge una fama enorme, e diventa la prima donna manager dello spettacolo in Italia, dirigendo il Teatro Costanzi di Roma (l’odierno Teatro dell’Opera). Emancipata, indomita, indipendente, negli anni Venti inizia a subire le gelosie e insidie dei colleghi uomini. E del suo dossier arriva a occuparsi addirittura il capo del Governo, Benito Mussolini, che esercita pressioni di potere sul Teatro Costanzi e fa seguire la Carelli dalla polizia segreta. Un regime che controlla tutti gli ambiti della vita sociale non può tollerare tutte le libertà conquistate dalla diva. L’epilogo è drammatico. A Carelli viene tolta la direzione del teatro e, in una congiura del destino, perde anche l’amore del suo compagno Walter Mocchi, figura maschile doppia tanto in amore quanto nel gioco politico.

sociale busto licia maglietta 02

Come l’eroina di un melodramma

Sola, derubata delle sue passioni, Emma perde la vita in un incidente d’auto nel 1928: l’anno che registra il maggior numero di donne suicide nella storia d’Italia. Emma muore come l’eroina di un melodramma, come la sua Tosca che aveva portato alla ribalta mondiale. La sua storia, rimossa per decenni nell’oblio degli archivi, è una riscoperta attuale ed emozionante. Il film vive delle straordinarie immagini dell’Archivio Luce e di film dell’epoca del muto, intessute con riprese di oggi dentro il magnifico Teatro Costanzi, tra documenti inediti, foto, archivi sonori. E dell’interpretazione unica di Licia Maglietta, che dà voce e corpo al fantasma senza pace di Emma Carelli, e alla sua storia di ingiustizia e rivendicazione».

Il dramma di Emma è la storia delle donne

«Per me – scrive il regista in una nota – per il mio lavoro di storico, si tratta di individuare quelle storie che sono state spezzate, che sono state cancellate ma che nel momento in cui si sono svolte avevano un potere, un potere in atto. Riprendere in mano le “storie interrotte” per incidere sul presente: in altri termini, si tratta di attualizzare la potenza di una storia individuale per poter farla tornare a vivere.
Il mestiere dello storico è come quello del sarto: riannoda i fili tagliati per ricostituire un tessuto. La storia di Emma Carelli è uno di questi fili recisi, è una storia interrotta, perché rappresenta la storia dell’emancipazione bloccata delle donne. Bisogna cercare di riprendere quel filo e cicatrizzare quel taglio. Il dramma di Emma è la storia delle donne. E oggi il tema della parità di genere è la questione politica per eccellenza, tornata di prepotenza alla ribalta».

Il Baff rinviato per il Covid torna a ottobre e diventa un weekend al Teatro Sociale

sociale busto licia maglietta – MALPENSA24