Solbiate, l’appello delle scuole paritarie: «Lo Stato riconosca il nostro lavoro»

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scuola materna Madre Teresa di Calcutta

SOLBIATE ARNO – «Scuola paritaria dovrebbe implicare pari opportunità, eppure nella realtà dei fatti non è affatto così». Un appello per vedere riconosciuto lavoro, valore e diritti, quello lanciato da Silvia Costa, direttrice della scuola materna paritaria Madre Teresa di Calcutta di Solbiate Arno, e dal suo corpo docenti.

Le difficoltà delle paritarie

Il servizio pubblico di istruzione è formato da scuole statali, supportate e gestite dallo Stato, e scuole paritarie, che sono di fatto pubbliche ma non gestite a livello statale. Questo comporta, oltre a orientamenti differenti nella loro gestione, anche oneri molto diversi. Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale di istruzione. Ma richiedono il pagamento di una retta a chi le frequenta, perché lo Stato non offre le stesse convenzioni di cui godono invece le scuole pubbliche.

Il corpo docenti

Anche il corpo docenti subisce un trattamento differente rispetto alle insegnanti della scuola pubblica. Come denunciano, unite, alcune scuole del coordinamento di zona, tra cui la scuola materna di Cavaria e la scuola di Rovate. «Noi insegnanti di scuola paritaria, insieme al personale amministrativo, vorremmo veder riconosciuta la nostra identità e insieme i nostri diritti», aggiunge Silvia Costa. «Non abbiamo accesso ad esempio alla Carta del docente per l’acquisto di materiale connesso all’attività di formazione, ma anche a molti corsi di formazione riservati solo a docenti di scuola pubblica. E noi insegnanti, che abbiamo il contratto nazionale Fism (Federazione Nazionale Scuole Materne) percepiamo uno stipendio più basso rispetto a quello pubblico, con un orario di lavoro più lungo».

Il periodo Covid

In questo contesto si aggiunge poi il periodo difficile degli ultimi mesi. La chiusura forzata a causa dell’emergenza Covid ha costretto tutte le docenti ad andare in cassa integrazione e, finora, «il trattamento è ben diverso: noi siamo a casa con la riduzione del 40% dello stipendio, mentre le insegnati statali non sono in cassa integrazione, ma percepiscono lo stipendio pieno», incalza Costa. Le difficoltà con mesi di chiusura si fanno sentire e molte scuole materne paritarie del territorio rischiano di non riuscire a riaprire a settembre. «Le scuole paritarie sono in seria difficoltà, nonostante gli aiuti che arrivano dai Comuni e dalla Regione, lavoriamo facendo i conti al centesimo, abbiamo chiesto grandi sacrifici alle famiglie in questi mesi, al momento non potremo più organizzare feste, per raccogliere fondi. Ecco perché è necessario che a livello centrale ci si ricordi delle scuole paritarie, perché oggi non ci basta più sapere che siamo un valore aggiunto, vogliamo vederci riconosciute come risorsa importantissima per i nostri territori».

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