Da Elvis e Johnny Cash a Napoli e gospel: la Somma rock’n’roll di Bobby Solo

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SOMMA LOMBARDO – «Quello che conta è avere questi applausi dopo cinquantotto anni di carriera». Così si è rivolto Bobby Solo al pubblico accorso ieri, giovedì 11 settembre, alla Viscontina di Somma Lombardo per assistere al concerto che ha visto il cantante di “Una lacrima sul viso” sul palco insieme al quartetto formato da Loredana Repele (tastiere), Marco Manusso (chitarra), Fabio Garante (basso) e Filippo Dallamagnana (batteria). Un’esibizione preceduta da tre ore di prove ma l’artista, come ha spiegato in apertura Aldo Pedron, organizzatore dello spettacolo insieme a Gianfranco Skala, «non farà nessuno dei pezzi, perché li decide al momento».

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“Quello sbagliato” al Festival di Sanremo

«Non farò subito “Una lacrima sul viso”, altrimenti vi verrebbe una congiuntivite da curare con il collirio», ha scherzato Solo, annunciando invece rock’n’roll e le adorate canzoni napoletane. «Sono innamorato di Elvis da quando ho quattordici anni»: a “Blue suede shoes”, “Tutti Frutti” e una struggente “Can’t help falling in love” con arrangiamenti country, sono seguiti “Un’ora sola ti vorrei” nella versione degli Showmen di James Senese, fondatore dei Napoli Centrale, e “Non c’è più niente da fare”, sigla di “Tutto Totò”. Tra i tanti aneddoti narrati, dagli acquisti dei propri dischi nei negozi per autopromuoversi alla zia “punk” Edvige che quando era dodicenne gli insegnò a bere, gli altri successi proposti sono stati “Cristina”, “Prendi questa mano zingara”, presentata nel 1969 a Sanremo insieme a Iva Zanicchi, e “Quello sbagliato”, canzone portata al festival del 1966 che ha visto poi trionfare Orietta Berti con “Tu sei quello”: «È successo perché ero, appunto, “quello sbagliato”. Ma con voi, con questi applausi, avrei vinto».

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L’omaggio a Johnny Cash

Adriano Celentano quando corteggiava Claudia Mori si dava appuntamento alle due di notte alla farmacia dell’Eur con un insonne Bobby, che all’epoca viveva vicino a lei: dopo l’omaggio al Molleggiato di “Il tuo bacio è come un rock” sono arrivati la “Over the rainbow” del film “Il mago di Oz”, “The wayfaring stranger” di Pete Seeger, “Se piangi, se ridi”, “Siesta” e “Marina”, brano che, «composto da Rocco Granata quando era muratore, l’ha trasformato in costruttore». Il pensiero va anche, con “Milky white way”, al gospel e, con “Folsom prison blues”, a Johnny Cash: «L’ho incontrato in Germania all’epoca in cui cantavo in tedesco, si esibiva alla base aerea di Rammstein. Alto oltre un metro e ottanta, al momento di presentarci mi ha dato una mano che sembrava una fiorentina». La genesi di “Una lacrima sul viso”, nel 1963, è “alla presenza” delle patate bollite, in cucina: «insieme al bagno era uno dei due luoghi di casa dove provavo la mia voce perché c’erano delle maioliche». Ancora una fiammata rock’n’roll con “Memphis, Tennessee” e poi «un bis, un tris o un poker d’assi. Posso suonare un’ultima canzone? È “Tu si’ na cosa grande”».

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A Somma arriva Bobby Solo: «Grazie a Fedez e Måneskin torna il rock»

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