“Finale secca tra la Juve e la squadra che farà più punti nelle ultime 12 gare”. La formula scudetto di Stefano Donati

 

Assegnare lo scudetto in una finale secca tra la Juve, vincitrice della prima parte di stagione, e quella che dovesse totalizzare più punti nel mini campionato da 12 gare restanti. Nel caso fosse ancora la Juve, scudetto automatico ai bianconeri. Una sorta di Apertura e Clausura. È la formula proposta da Stefano Donati, giornalista sportivo televisivo delle Reti Mediapason, rispetto al prosieguo della stagione. Nel caso in cui si dovesse proseguire. Ma anche tanto Milan nelle parole del giornalista.

Rispetto all’inizio dell’emergenza è cambiata la sua percezione del virus?

E chiaro che in un certo senso ti abitui di più. Due mesi fa ero uno di quelli che aveva sottovalutato la situazione: nel periodo caldo purtroppo ci siamo accorti che non era un’influenza banale. Ora mi sono rassegnato all’idea che purtroppo si dovrà convivere con questo virus. C’è la preoccupazione di poter contagiare qualcuno a cui si vuole bene. Lo dico in generale perché ovviamente sono quelle con cui si è più a contatto.

Responsabilità di Regione Lombardia, come si pone rispetto alle polemiche degli ultimi tempi?

E difficile dare colpe. Adesso la priorità e’ risolvere i problemi. Poi quando ne usciremo sarà giusto analizzare ciò che è stato fatto. La Lombardia oggettivamente ha anche più contatti rispetto a tutte le altre Regioni d’Italia. Qualche responsabilità sulla gestione dell’ospedale di Alzano c’è sicuramente stata, ma secondo me dobbiamo prima uscirne, perché oggi, dare la colpa a qualcuno, mi sembra difficile. Potevano fare qualcosa di diverso, però è anche facile criticare. Oggi non vedo il senso di definire delle colpe visto che siamo ancora in piena emergenza. Tutti hanno sbagliato nel mondo, non solo in Regione Lombardia. Ora cerchiamo la soluzione, poi verrà il tempo, ed è giusto che sia così considerando tutti questi morti, in cui andranno giustamente definite le responsabilità specifiche.

Di questo campionato che ne facciamo?

La mia idea è che in questo momento non ha senso dire né chiuderlo qui né andare avanti. C’è ancora tempo per arrivare a una decisione definitiva. Bisogna darsi una tempistica: se si può chiudere tutto entro i primi di agosto allora è fattibile. Se i tempi si allungano invece no perché andremmo a penalizzare anche la stagione successiva. Non dobbiamo avere la fretta di chiuderlo adesso, ma neppure l’idea di non poterlo concludere in assoluto. Siamo ad aprile e c’è ancora il tempo di valutare.

Campionato chiaramente falsato dal punto di vista sportivo. Assegnerebbe lo scudetto?

Saranno 12 partite di un mini campionato a parte. Come se iniziasse una nuova stagione. Chiamiamola Clausura. Io lo assegnerei in una finale secca tra la Juve vincitrice dell’Apertura e la squadra che totalizzerà più punti nel mini torneo da 12 gare restanti. Se fosse la Juve, bianconeri automaticamente campioni senza alcuna finale. Per definire le altre posizioni basterà sommare i punti totalizzati nei due tornei.

Icardi dove giocherà?

La mia idea è che la coppia non abbia intenzione di restare a Parigi. Magari la sua testa lo porta all’Inter, ma non è possibile che resti in nerazzurro. Per me giocherà in Italia, più facile alla Juve che al Milan.

Qual è il male oscuro del Milan?

Sono due secondo me. Innanzitutto la mancanza di una proprietà che non sia di passaggio e che non abbia come primo obiettivo quello di campo ma quello economico. E poi il fatto di non dare continuità al lavoro. È impossibile coniugare l’idea di spendere poco, cambiando il progetto tecnico ogni anno con i risultati positivi. Lazio e Atalanta ad esempio da anni hanno lo stesso progetto tecnico e stanno raccogliendo.

Tra proprietà e Boban e Maldini, da che parte sta?

Sto con Boban e Maldini perché non puoi strapagare due dirigenti e poi li escludi dalle scelte tecniche. E poi perché si rompe la continuità del progetto come ho detto prima. Sto con loro perché si può sbagliare anche la scelta dell’allenatore una volta, ma ormai ci sono loro, andiamo avanti con loro. Manca identità. Non si possono giudicare i dirigenti sulla base del lavoro di 4 mesi. Dove sono le scelte strategiche? Halmstad è una scelta che non capisco: l’unica volta che aveva fatto il Ds con l’Aston Villa, la squadra è retrocessa dopo 30 anni.

I tifosi del Milan dovranno aspettare tanto per rivedere un grande Milan?

Finché non arriverà una proprietà interessata più al risultato del campo, saranno anni difficili. Anni in cui dovrai sperare nelle eccezioni, ma la regola sarà un’altra.

Nome di grido nel prossimo mercato rossonero, chi si aspetta?

Dovesse partire Ibra si punterebbe su un grande attaccante. Dovresti pensarci anche se resta Ibra considerando l’età più non giovanissima. A centrocampo mi piacerebbe un giocatore tipo Tonali. È una spesa che ha una logica. In attacco a me piacerebbe Timo Werner ma su di lui ci sono già squadre più quotate. Anche Milik non mi dispiacerebbe, ma per prima cosa confermerei Ibra.

Pioli lo confermerebbe?

Non lo cambierei per Rangnick. Prenderei Gasperini che è un mio pallino che è molto bravo a tirare fuori il meglio da giocatori a stipendio basso. Ma se devo scegliere tra Rangnick e Pioli tengo Pioli.

Sarri lo vede ancora in bianconero?

Come per tanti altri allenatori il suo destino è legato a come si chiuderà la stagione per il virus. Se la stagione finisse oggi, Sarri non lo cambierei. Il virus e il blocco che stiamo vivendo lo porta più verso la riconferma. Il blocco che c’è stato porta meno certezze e una società ci pensa due volte prima di cambiare. Su Sarri sospenderei il giudizio.

In questi due mesi di emergenza cosa non l’è piaciuto in generale?

Tante persone non sono cambiate neppure di fronte al dramma. L’illusione che cambierà qualcosa non ce l’ho. Ho visto tanto menefreghismo e non mi è piaciuto. Siamo arrivati a pensare che 431 morti in un giorno, in diminuzione rispetto al giorno prima, fosse quasi come un sollievo. Un modo di percepire le cose che mi spaventa. E invece
mi è piaciuto molto il fatto che il sentimento di amicizia con le persone più vicine sia aumentato e si sia consolidato anche durante questa emergenza.

Andrà tutto bene è un motto ancora attuale?

Forse andava bene all’inizio. Adesso io non sono bravo a ridurre tutto in un motto, ma credo che oggi abbia perso un po’ di forza. Si è capito che proprio tutto bene alla fine non andrà. Io userei il motto “sarà tuto diverso” che è più realistico. Le cose cambiano, di sicuro sarà diverso

Col via libera frequenterà subito i luoghi pubblici?

Sono sempre stato in casa, sono stato diligente, percepisco la vita quotidiana diversamente. E quindi credo che non avrò voglia di andare nei luoghi molto affollati perché mi sono reso conto di essere cambiato. Io sto particolarmente attento e credo che questa sensazione me la porterò dietro.

Stefano Donati Milan-MALPENSA24