Stigliano racconta la sua Dakar. E da Gorla Maggiore pensa già al futuro

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GORLA MAGGIORE – Da quando è tornato a Gorla Maggiore Giovanni Stigliano si sente quasi fuori posto. «Il comfort della nostra vita è disarmante, mi manca dormire in tenda in mezzo al deserto, vivere in modo spartano, sempre in sella alla mia moto», dice. Il motociclista, che ha partecipato al famigerato rally della Parigi Dakar, ha dovuto interrompere la corsa a causa di un’avaria al motore, ma, nonostante lo sconforto inziale, non si dà per vinto. «Questo è solo l’inizio, ho già in mente un progetto per il futuro».

Ho avvicinato molti al mondo della Dakar

Da quando gli amici, i famigliari e i concittadini hanno saputo dell’incidente alla moto di Stigliano, le manifestazioni di affetto non si sono fermate. Dalle fotografie degli amici, ai post del sindaco Pietro Zappamiglio, «e quando sono tornato a casa e ho visto gli striscioni e le persone che mi hanno accolto, mi sono davvero emozionato. Non me lo aspettavo, ma soprattutto a farmi piacere è stata la consapevolezza di aver avvicinato molte persone al mondo dei rally». Da quando Stigliano è partito per l’Arabia Saudita, infatti, i conoscenti, ma anche tanti concittadini hanno iniziato a interessarsi alla Dakar, «questa è decisamente la più grande soddisfazione».

Un deserto di pietre

Le gioie, tuttavia, non sono mancate nelle ultime tre settimane. Un percorso di circa 600 chilometri, pieno di difficoltà, ostacoli, ma anche tanti traguardi. «Non c’è dubbio, la quinta tappa è stata la più ardua, e allo stesso tempo la più appagante», racconta il motociclista gorlese. «Chilometri e chilometri di pietre, solo pietre, che rendono quasi impossibile guidare. Mi sembrava che non finissero più e ho perso il conto di quante volte sono caduto».

E’ proprio in questo frangente che Stigliano ha temuto il peggio, perché all’imbrunire non aveva ancora finito la tappa. «Intorno a me vedevo solo compagni che si ritiravano e il buio che scendeva, ma poi mi sono fatto forza e ce l’ho fatta. Nonostante fossi fisicamente distrutto, quella sera mi sono sentito pieno di grinta ed energia perché ero fiero di me».

L’ostacolo fatale

Ma anche il più grande dei campioni deve fare i conti con gli imprevisti. Che succedono, succedono sempre. Alla settima tappa e in particolare al 402esimo chilometro la moto prende una pietra più ostica delle altre, il motore inizia a perdere l’olio e Stigliano capisce. «Non c’era più niente da fare, non mi restava che chiamare l’assistenza e tornare a casa».

Il ricordo del team è però più che positivo per Stigliano. «Ho gareggiato in un ambiente stimolante e grintoso. «Ancora ricordo di quando il direttore della Dakar, David Castera si è presentato alla prima tappa, dopo che uno dei concorrenti l’aveva giudicata impossibile da percorrere. Ha preso la moto, si è caricato il concorrente in sella e ha completato lo step. Avevamo il campione come esempio».

Il ferro va battuto quando è ancora caldo

Il gorlese non nasconde la rabbia e la delusione di questo ostacolo che gli è costato la gara, ma non vuole darsi per vinto. «La Dakar è stata un’occasione non solo per crescere professionalmente, ma anche per incontrare altri motociclisti italiani, con i quali abbiamo deciso di dar vita a un nuovo progetto, di presentarci come una squadra e unire le forze, e presto sveleremo di cosa si tratta. Perché il ferro va battuto quando è ancora caldo», annuncia Stigliano.

Finisce la Dakar di Stigliano. Il guasto al motore lo fa tornare a Gorla Maggiore

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