Storie di volontari contro il coronavirus. Il racconto del bustocco Riva dentro Linate

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MILANO – La guerra contro il coronavirus ha trincee ovunque. In città, ma anche fuori Busto. Una di queste si trova dentro il sedime aeroportuale di Linate, dove è stato realizzato un presidio della Croce rossa civile che ospita, al momento, una quindicina di casi sospetti Covid in quarantena. Si tratta di cittadini extracomunitari, che prima della diffusione del virus vivevano in un centro di accoglienza. E che al presentarsi di alcuni sintomi tipici dell’infezione sono stati prontamente isolati onde evitare che il contagio prendesse piede in una situazione di convivenza già di per sé non semplice. Ed è su questo fronte che da qualche giorno Alberto Riva, ex assessore bustocco, conosciuto in città anche per il suo impegno con gli alpini e nell’associazionismo, presta servizio come volontario della Cri.

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Due tende della logistica a supporto degli ospiti in quarantena in una palazzina interna allo scalo milanese

 

In tempi di coronavirus ci sono storie di vita e volontariato che si sviluppano ai confini di quelli che sono gli epicentri cittadini del contagio. Situazioni che restano emarginate in un angolo di questa terra di Lombardia messa a dura prova da un virus che sembra correre quasi indisturbato ovunque. Situazioni che quando emergono confermano quanto la battaglia in corso sia davvero dura e complessa. Ma fanno anche capire che la reazione per contenere l’epidemia è davvero grande, non ha confini e che l’impegno di tanti volontari, che hanno nomi e cognomi ma non godono dei riflettori della ribalta, è quasi commovente per quanto è grande e disinteressato.

Proprio da uno di quei luoghi di confine (e confino necessario), ricavato in un angolo lontano anche dal cuore del city airport milanese, Alberto Riva fa arrivare la testimonianza di chi si sta occupando della quarantena della quindicina di stranieri in sospetto contagio da coronavirus. «Io sono stato chiamato e ho risposto “presente” – racconta Riva – Ma non è del mio impegno che vorrei parlare. Bensì di quello dei volontari che ho conosciuto in questi giorni provenienti da diversi comuni della Lombardia. Giovani, uomini e donne che, una volta portato a termine il proprio turno qui, rientrano nelle loro abitazioni per qualche ora di riposo per poi attaccare con un secondo turno nei vari presidi locali della Croce rossa. Persone che senza chiedere nulla sotto l’aspetto economico si dividono tra un fronte dell’emergenza e un altro, togliendo spazio ai propri affetti. Ecco, queste sono le storie della nostra regione, fatta di lombardi che prima ancora di chiedere si sono già rimboccati le mani per fare ciò serve».

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