Strage di Stresa, il punto sulle indagini. Il procuratore Bossi: «Più aziende coinvolte»

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STRESAOmicidio plurimo colposo, lesioni colpose, per il bimbo do soli 5 anni che lotta per la vita dopo essere stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico a Torino, e disastro colposo. Sono questi i tre reati ipotizzati dalla procura di Verbania dopo la tragedia della funivia Stresa-Mottarone in seguito alla quale hanno perso la vita 14 persone, di cui cinque residenti in provincia di Varese. L’iscrizione degli indagati non tarderà comunque molto: dovranno infatti poter nominare i propri consulenti in vista delle perizie sull’impianto. Sui corpi delle vittime non saranno eseguite autopsie: il nesso causale tra la caduta della cabina e il decesso è così evidente da poter risparmiare alle famiglie un ulteriore strazio. Il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, che coordina le indagini, ha detto che per il momento «E’ presto per parlare delle indagini. Le aziende coinvolte sono più d’una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche».

Attentato alla sicurezza dei trasporti

«Penso che procederemo per un reato piuttosto raro, che è quello, naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo», ha dichiarato Bossi all’Ansa. Due i macro punti da indagare: il perché della rottura del cavo di traino e, soprattutto, perché non sia entrato in funzione il freno di sicurezza, così come accaduto invece per la cabina a valle. In soldoni si tratta di ganasce che bloccano la cabina al cavo di sicurezza evitando, come accaduto ieri domenica 23 maggio lungo il tragitto funicolare Stresa-Mottarone, che la cabina prenda velocità scivolando a valle e finendo fuori dai cavi. Il sistema non interviene soltanto in caso di emergenza: banalmente i freni a ganascia agiscono anche al momento dell’arrivo della cabina in stazione. Il test del sistema è costante perché avviene durante il quotidiano funzionamento dell’impianto.

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